Il bimbo rifiutato dai genitori "committenti" perché Down, scuote il mondo. Canberra starebbe valutando l'idea di offrire la cittadinanza australiana al piccolo per curargli il cuore malato
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Non riguarda più solo i genitori australiani o la mamma surrogata della Thailandia: ora il caso di Gammy, il bimbo rifiutato dai genitori "committenti" perché Down, è diventato planetario. In pochi giorni la campagna online "Hope per Gammy" ha raccolto oltre 210mila dollari. Sulla Rete l'indignazione è cresciuta di ora in ora al punto da coinvolgere, in prima persona, il governo australiano che vuole dare la cittadinanza al piccolo.
Almeno questa sarebbe l'intenzione: Gammy è di fatto figlio biologico di due australiani quindi la cittadinanza australiana dovrebbe essere una naturale conseguenza. In questo modo, almeno, potrebbe essergli curata la patologia cardiaca. Ma quello che preoccupa sono i numeri, raccapriccianti, dei bimbi "commissionati" in tutto il mondo. Solo in Thailandia ci sarebbero 400mila piccoli in attesa di documenti per l'Australia: dati che imbarazzano Canberra e che forse hanno spinto il governo a giocare la carta della cittadinanza per Gammy. Ogni anno in Cina mille bambini nascono dal mercato nero dell'utero in affitto, oltre 1.500 da quello legale degli Stati Uniti, 2mila da quello indiano.
Fra loro potrebbero esserci centinaia di Gammy, senza che nessuno lo sappia. Pare che i genitori di Gammy, che stanno facendo di tutto per conservare il loro anonimato, abbiano pagato fra i 9 e i 16mila dollari. Donne povere che per qualche migliaio di dollari prestano il proprio utero a coppie benestanti: sono tutti, o quasi, figli della miseria.