L'annuncio del Cremlino. Ma Bruxelles conferma: "Pagare il gas in rubli costituisce una violazione delle sanzioni"
© Ansa
La corsa dell'Ue all'indipendenza dall'energia russa è ufficialmente partita, ma nel frattempo le aziende europee si sono affrettate ad aprire conti in rubli come indicato da Mosca. Lo ha già fatto "circa la metà delle 54 società straniere che hanno contratti con Gazprom per l'acquisto di gas russo", ha annunciato il Cremlino attraverso il vicepremier Alexander Novakm confermando quanto a Bruxelles e nelle cancellerie europee era ormai noto.
La posizione dell'Ue - L'Ue, tuttavia, mantiene la sua linea. E lo fa ripetendo come un mantra che pagare nella moneta di Mosca costituisce una violazione delle sanzioni e dei contratti con il colosso russo Gazprom. Non solo: le aziende europee - dicono da Bruxelles - stanno pagando in euro o in dollari, come previsto dal contratto. Eppure, al di là delle apparenze, non è in atto un braccio di ferro vero e proprio tra esecutivo Ue e aziende, Eni inclusa. Chi ha aperto il conto in rubli non ha l'obbligo di comunicarlo alla Commissione ma solo al suo governo. Ed è lo Stato membro, ripete Bruxelles, a dover vigilare sull'attuazione delle sanzioni. La Commissione, quindi, non può intervenire. Può, semmai, aprire una procedura di infrazione nei confronti del Paese che non ha vigilato.
Il piano RepowerEu - Nel frattempo ognuno va per la sua strada, fermo restando che tante aziende (come Eni), pur avendo aperto il conto in rubli, hanno dichiarato che pagheranno il gas russo comunque in euro o dollari. E forse non a caso l'Ue da qualche giorno sembra più concentrata sul RepowerEu, il piano da quasi 300 miliardi per dire stop al gas russo attraverso fonti alternative, rinnovabili, e risparmio energetico. Un passo avanti formale è arrivato con l'accordo tra Consiglio Ue e Eurocamera per gli stock comuni di gas in vista del prossimo inverno. L'obiettivo è aumentare le riserve all'80% e il regolamento - che dovrà ora avere l'ultimo via libera dagli ambasciatori dei 27 - prevede anche un meccanismo di solidarietà: in caso di carestia energetica un Paese membro potrà contare sul sostegno di chi non è in emergenza.