Strasburgo ammette la necessità di legittimare il rapporto tra il minore e il "genitore d'intenzione", ma la scelta del modo come pervenire a tale risultato è a discrezione di ciascuno Stato
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La Corte europea dei diritti umani ha respinto i ricorsi presentati da alcune coppie gay per il riconoscimento dei figli, dopo l'annullamento in Italia degli atti di nascita. Strasburgo, pur confermando la necessità del riconoscimento del rapporto tra il minore e il "genitore d'intenzione", ha ribadito che rientra nell'ambito della discrezionalità di ciascuno Stato la scelta dei mezzi con cui pervenire a tale risultato, tra i quali si annovera il ricorso all'adozione del minore.
I ricorsi proposti contro l'Italia da parte di alcune coppie gay sono relativi al rifiuto di trascrizione di atti di nascita formati all'estero con il ricorso della pratica della gestazione per altri, sia al rifiuto di una seconda madre nel caso di bambini nati in Italia, con la tecnica della procreazione medicalmente assistita. È quanto si legge in una circolare del dipartimento per gli Affari interni del Viminale diramata oggi, 7 luglio.