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Dopo quattro giorni di conflitto l'esercito di Gerusalemme ha rotto gli indugi. Il premier Netanyahu ha detto che l'operazione "durerà tutto il tempo necessario"
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Dopo una nuova giornata di raid su Gaza e lanci di razzi verso Israele, l'esercito israeliano ha lanciato una nuova offensiva con truppe aree. Smentita invece l'offensiva di terra che era stata annunciata con un tweet. Intanto il ministero della Sanità di Hamas ha comunicato che dall'inizio delle ostilità è salito a 103 morti, inclusi 27 bambini e 11 donne, il bilancio dei bombardamenti israeliani su Gaza.
Il portavoce militare israeliano Jonathan Conricus ha fatto sapere - contrariamente a quanto comunicato in un primo momento - che "attualmente non ci sono truppe di terra all'interno della Striscia di Gaza": "L'aviazione e le truppe di terra stanno attualmente conducendo attacchi su obiettivi nella Striscia", ha aggiunto Conricus, adducendo "un problema di comunicazione interno". Le forze israeliane in ogni caso - hanno riferito i media - hanno ordinato che chiunque si trovi in territorio israeliano entro 4 km dalla frontiera "entri in un rifugio e vi resti fino a nuovo ordine".
Dopo quattro giorni di conflitto la situazione in Medio Oriente è sempre più drammatica. Israele ha ammassato le truppe al confine con Gaza e richiamato altri riservisti. L'esercito ha fatto sapere in giornata che i piani per un ingresso via terra nella Striscia sono pronti. "Ho detto che avremmo inflitto un colpo molto forte ad Hamas, lo stiamo facendo e continueremo con grande forza. L'ultima parola non è stata pronunciata e questa operazione continuerà per tutto il tempo necessario" ha commentato il primo ministro Benjamin Netanyahu, in un comunicato. Il primo ministro ha detto che Israele deve affrontare una lotta su due fronti, i combattimenti a Gaza e i conflitti tra ebrei e
arabi all'interno del paese. Ha promesso di ristabilire la legge e l'ordine.
Ora il rischio è quello di scivolare in uno scontro diretto sul campo mentre proseguono raid e lanci di razzi verso il territorio israeliano. In un pesante bombardamento israeliano nella zona di Sheikh Zayed, nel nord di Gaza, hanno perso la vita 11 persone e 50 sono rimaste ferite, secondo la ricostruzione dell'agenzia palestinese Wafa. Tra le vittime un'intera famiglia, compresi quattro bambini e la madre incinta
La comunità internazionale, malgrado gli appelli alla de-escalation e qualche timido tentativo di mediazione, sembra assistere impotente. L'unico deterrente ad una possibile invasione di terra sembrava essere la grave situazione che Israele sta affrontando al suo interno, con le violenze incessanti tra ebrei ed arabi: un secondo fronte imprevisto e foriero di sviluppi devastanti. La decisione è al vaglio del governo, mentre l'esercito ha disposto il richiamo di altri 7mila riservisti dopo i 5mila dei giorni scorsi.
Finora dalla Striscia sono piovuti su Israele circa 1.600 razzi, anche di nuova concezione, accompagnati dalla novità dei droni esplosivi. Razzi che hanno bersagliato il sud e le zone centrali del Paese. L'aviazione ebraica ha risposto con circa 600 attacchi, soprattutto contro la catena di comando e di intelligence di Hamas e della Jihad e contro i lanciatori di missili anti tank: 60-70 i miliziani uccisi, secondo il resoconto dei militari.
Hamas, hanno sottolineato gli esperti, sta mostrando una crescente e innovativa capacità di fuoco, usando tra l'altro - come ha rivelato Abu Obeida, portavoce delle Brigate al-Qassam, ala militare dell'organizzazione - i nuovi razzi denominati 'Ayash250', che avrebbero una gittata di 250 chilometri. Sono questi ad essere stati lanciati verso l'aeroporto internazionale Ramon, a nord di Eilat, e piuttosto distante dalla Striscia. Minaccia che ha portato le maggiori compagnie aeree europee e americane a sospendere i voli per l'aeroporto Ben Gurion almeno fino a sabato.
Intanto i disordini continuano a dilagare da sud a nord: da Bat Yam a Haifa, da Tiberiade al Negev alla periferia di Tel Aviv, fino ad Acco (S.Giovanni d'Acri), dove nei giorni scorsi è stato appiccato il fuoco ad uno dei piu' famosi ristoranti della citta', 'Uri Buri', di proprieta' di un ebreo. Lo stesso e' avvenuto per negozi e proprieta' arabe. Una spirale difficile da contenere.