Fotogallery - A Gaza 2.750 morti, mancano i sacchi per i cadaveri
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Sanitari e volontari utilizzano i furgoni per adagiarvi i corpi avvolti nei lenzuoli bianchi: "Non riusciamo a curare tutti". Onu: "Non ci sono abbastanza sacchi per i morti"
A causa della guerra tra Hamas e Israele, a Gaza gli obitori degli ospedali sono al collasso: per questo vengono utilizzate le celle frigorifere dei furgoncini dei gelati per preservare i cadaveri delle vittime palestinesi dei bombardamenti israeliani. Sui social circolano foto e video di medici e volontari che utilizzano questi mezzi in cui adagiano i corpi, avvolti in lenzuoli bianchi. Medici senza frontiere dice che anche gli ospedali sono in tilt: medici andati via, mancano i farmaci. L'ultimo bilancio parla di 2.750 vittime nella Striscia di Gaza.
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"Gli obitori degli ospedali sono piccoli e non possono ospitare tutti i cadaveri di questi giorni - spiega un medico di fronte a uno dei furgoncini -, per questo siamo costretti a utilizzare i freezer dei furgoncini dei gelati o del cibo delle aziende della zona per poter conservare i cadaveri. Siamo completamente al collasso", aggiunge.
Il bilancio delle vittime, dice il ministero della Sanità "è ancora provvisorio" perché ci sono "numerosi morti e feriti sotto le macerie e non ci sono modi per recuperarli". Le autorità della Striscia di Gaza hanno dichiarato ad "Al Mamlaka" di aver sepolto 100 cadaveri in una fossa comune. Molti corpi non sono stati identificati, proprio a causa del sovraffollamento degli obitori della regione.
Non ci sono solo gli obitori al collasso. "Non ci sono abbastanza sacchi per i morti a Gaza", come riporta l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nel suo ultimo report sulla situazione della Striscia e in Cisgiordania. Per il quinto giorno consecutivo, "Gaza è rimasta senza elettricità, portando sull'orlo del collasso i servizi vitali, compresi quelli sanitari, idrici e igienici, e aggravando l'insicurezza alimentare". L'Onu ricorda poi che la popolazione di Gaza ha "un accesso fortemente limitato all'acqua potabile".
"Ulteriori conferme di una situazione già descritta come "al collasso", arrivano da altre fonti mediche. "La situazione è molto tragica, stiamo cominciando a selezionare i casi più gravi e a decidere chi curare. È una scelta obbligata, non ci sono farmaci e strumenti chirurgici sufficienti", raccontano il dottor Kamis e Abu Saleh, medici dell'Unione medica Euro Mediterranea (Umem). "Stanno selezionando i casi di emorragia, ci sono casi di ferite aperte che non vengono chiuse. Abbiamo paura che finiscano i fili di sutura e gli aghi. Nessuno di noi vuole lasciare l'ospedale e chiediamo perdono se non riusciamo a curare tutti i pazienti perché stiamo lavorando senza strumenti e senza armi chirurgiche", aggiungono.
Sempre Kamis e Abu Saleh spiegano: "Stiamo allestendo delle tende per il pronto soccorso e i reparti vengono utilizzati come terapie intensive. Abbiamo perso dei colleghi. Un nostro collega è morto con la moglie medico e molti di loro vedono i loro familiari in sala operatoria. Qui ognuno ha perso qualche parente".
Anche gli ospedali a Gaza devono fare i conti con una situazione drammatica e insostenibile. "Gli ospedali funzionano a malapena. Molti medici sono andati via con le loro famiglie, mancano i medicinali anche nelle farmacie private. Nel reparto ustionati dell'ospedale Al Shifa sono presenti solo un chirurgo, un anestesista e non ci sono infermieri. Non so cosa succederà domani e dove saremo". Lo rende noto Mohammed Abu Mughaiseeb, vicecoordinatore medico di Medici Senza Frontiere a Gaza.
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