Il premier: "Dobbiamo rifiutare questa idea che la Gran Bretagna sia chiusa e ripiegata su se stessa". Intanto Juncker avverte: "Il voto fuori è fuori dall'Ue, non ci saranno altri negoziati"
Giovedì i cittadini britannici decideranno se il Regno Unito resterà o meno nell'Ue e, alla vigilia del voto, il premier David Cameron critica i sostenitori della Brexit: "Alimentano l'intolleranza e le divisioni con la loro campagna in materia di immigrazione". Definisce "assurdo" chiamare "Independence Day" il giorno del referendum e afferma: "Il Paese è pienamente sovrano e questa consultazione popolare ne è la riprova".
Cameron: "Gran Bretagna, un Paese aperto" - In un'intervista al Guardian, il primo ministro lancia poi un ultimo appello: "Dobbiamo rifiutare questa idea che la Gran Bretagna sia chiusa, insulare e ripiegata su se stessa". Descrivendo il Regno Unito come, "senza dubbio, la democrazia multietnica, multireligiosa e che offre opportunità di maggior successo ovunque sulla terra", Cameron ha insistito sul fatto che il voto per restare nell'Ue rappresenterebbe un passo in avanti, l'invio di "un messaggio molto chiaro sul fatto che abbiamo rifiutato questa idea che la Gran Bretagna è chiusa e insulare e ripiegata su se stessa".
Remain in testa negli ultimi due sondaggi - Intanto due sondaggi, diffusi nell'imminenza dell'apertura dei seggi per il referendum britannico sulla Brexit, danno il fronte del sì all'Ue (Remain) in vantaggio su quello del no (Leave): per Yougov il sì è avanti di un soffio, con il 51% contro il 49%, mentre per Comres il vantaggio è più netto, 54% a 46%. Poche ore fa altri due istituti avevano invece dato leggermente in testa Leave.
Juncker: "Il voto fuori è fuori, no ad altri negoziati" - Un appello ai britannici arriva anche dal presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker. "Voglio dire agli elettori britannici che non ci sarà nessun altro tipo di negoziato dopo quello già concluso a febbraio con l'Ue. Un voto fuori è fuori dall'Europa", avverte, ricordando che il premier "David Cameron ha ottenuto il massimo di quello che poteva avere e noi abbiamo concesso il massimo di quello che potevamo dare".
Farage: "Ue un cartello del grande business" - E' stato proprio Nigel Farage, leaeder dell'Ukip, a lanciare il suo assalto finale affermando che i britannici stanno per vivere il loro "Independence Day". In un acceso intervento nel centro di Londra, il politico euroscettico convinto ha puntato il dito contro l'Unione europea, definendola come un "cartello del grande business" che tarpa le ali all'economia del Regno Unito. E ha rincarato la dose affermando che il processo di dissoluzione dell'Unione è inarrestabile: "Anche se noi scegliamo Remain saranno la Danimarca o l'Olanda che voteranno per uscire".
Lagarde: "Brexit avrà effetto su Usa, ma no recessione" - L'eventuale uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea avrebbe "alcuni effetti sull'economia americana", ma "siamo d'accordo con il presidente Yellen sul fatto che non causerà una recessione". E' quanto afferma il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde.
Scontro fra sindaci - Sadiq Khan, il nuovo sindaco laburista di Londra, pro-Ue, ha accusato il leader pro-Brexit e suo predecessore Boris Johnson di "mentire" quando dice che la Turchia potrà aderire all'Ue in un prossimo futuro. "Queste sono parole allarmiste, Boris, lei si dovrebbe vergognare", ha incalzato.
Johnson ha risposto affermando che il campo pro-Ue ha concentrato tutta la sua campagna sulla "paura" delle conseguenze economiche di una Brexit. "Dicono che non abbiamo altra scelta se non quella di inginocchiarci davanti a Bruxelles. Noi diciamo che sottovalutano miseramente questo Paese", ha replicato l'ex sindaco di Londra, che ha l'ambizione di succedere al primo ministro David Cameron.