La legge è stata criticata da più parti. Anzitutto, dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), in quanto impedisce del tutto la presentazione delle domande d'asilo, a prescindere che queste siano poi giudicate valide o meno. Ciò violerebbe il diritto internazionale, negando un principio stabilito in numerosi documenti firmati dal Regno Unito, come la Convenzione sui rifugiati del 1951, la Convenzione relativa allo statuto delle persone apolidi del 1954 e la Convenzione sulla riduzione della apolidia del 1961. Una grave violazione, dunque, a maggior ragione se si considera che tre quarti delle domande d'asilo valutate nell'ultimo anno sono state ritenute valide. La legge, inoltre, nega la dovuta protezione ai minori, anche a quelli a rischio persecuzione o vittime di una violazione dei diritti umani: la detenzione potrebbe avere un impatto devastante sulla salute di bambini. Peraltro, c'è chi sostiene che manchino indicazioni su una chiara via di espatrio con Paesi terzi: il rischio è che questi migranti rimangano in un limbo, continuando a vivere in Gran Bretagna, ma in una condizione di illegalità, con rischi di sfruttamento e abuso.