Ma la legge britannica vieta la poligamia: si rischia fino a sette anni di reclusione
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Si chiama Secondwife ed è la community web pensata per i musulmani britannici in cerca di una seconda moglie. A oggi si sono registrati più di 100mila utenti, un quarto degli iscritti sono donne. La legge britannica vieta la poligamia: si rischia fino a sette anni di reclusione. I musulmani optano allora per cerimonie informali, non riconosciute legalmente. Secondo le stime più di 20mila unioni poligame sono state celebrate nella comunità islamica nel Regno Unito. Molti musulmani però si stanno scagliando contro il sito. Secondo loro istiga a comportamenti contrari alla legge e priva le donne dei loro diritti.
L'ideatore della community, Azad Chaiwala, racconta di aver creato il sito per rispondere a una neccessità. "Quando ho dovuto cercare una seconda moglie ho pensato che altri magari si sarebbero trovati nella mia situazione" ha affermato al Daily Mail. Ma secondo Yasmin Rehman del "Center for Secular Space", un'organizzazione no profit nata per tutelare i diritti delle donne, si tratta di un sito "profondamente pericoloso" e pensa che il governo dovrebbe intervenire per chiuderlo perchè "va contro la legge".
Dello stesso parere è anche Gina Khan, di "Una legge per tutti", il gruppo britannico che si oppone alla Sharia e alle leggi religiose. La Khan, che è stata lei stessa vittima di un matrimonio poligamo, ha detto che, secondo lei, si tratta di "un sito disgustoso" pensato per i "musulmani che vogliono commettere adulterio nascondendosi dietro la religione". La donna si è anche detta allarmata perchè la community "sta avendo impatto su centinaia di donne britanniche, a Birmingham è virale e nessuno sta facendo nulla".
Per molti musulmani in pratica il sito istiga non solo a intraprendere comportamenti che vanno contro la legge, ma incoraggia anche le donne a rinunciare ai diritti che avrebbero se si sposassero legalmente. Una donna inglese che ha trovato "marito" proprio sul sito ha detto di averlo fatto per "ottenere l'indipendenza", ma ha confessato di essersene pentita perché "a livello emotivo è molto difficile accettare la poligamia". Chaiwala, però, non pensa che il suo sito vada contro la legge, anzi secondo lui serve ad aiutare le persone.