La donna ha portato la 18enne con l'inganno in Pakistan perché sposasse l' uomo che anni prima l'aveva violentata
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“Mi ha tirata per un braccio e tenuta stretta finché lui non mi ha infilato l’anello”. Sono parole che fanno pensare a tutto tranne che a un matrimonio d'amore quelle di una giovane pakistana costretta dalla madre (appena compiuti i 18 anni) a sposare in patria un uomo più vecchio di lei di sedici anni, quello stesso uomo che l'aveva violentata quando lei aveva solo 13 anni. Il tribunale di Birmingham, dove le due donne vivevano, ha condannato la 45enne a quattro anni e mezzo di carcere con l’accusa di matrimonio forzato e per aver mentito alla Corte.
I particolari che emergono dal processo permettono di ricostruire una storia con tratti definiti dallo stesso giudice “di inaudita crudeltà”. La madre propone il viaggio a sua figlia come una piacevole vacanza in famiglia e pur di convincerla le promette un telefonino. Una volta in Pakistan, a nulla valgono le proteste dell’allora diciassettenne. Sul posto, la madre minaccia di bruciarle il passaporto. Passano pochi giorni, il tempo di compiere 18 anni e la vittima si ritrova con un vestito da sposa a firmare dinanzi all’Imam documenti neanche letti e a pronunciare, in lacrime, tre volte la parola “accetto”.
"Non volevo sposare quell’uomo", ha raccontato singhiozzante di fronte ai giurati. Un uomo che per lei non era un semplice sconosciuto, visto che l'aveva violentata quando lei aveva 13 anni. Al suo ritorno in Gran Bretagna, la sua scelta di abortire e quella del suo medico di raccontare tutto ai servizi sociali. Il processo alla madre pakistana è iniziato nel mese di gennaio. Il verdetto è stato ascoltato da sua figlia in lacrime e seduta molto lontana da lei.
In Inghilterra la legislazione contro i matrimoni forzati è stata introdotta nel 2014, da allora sono stati più di 1200 i casi denunciati, ma questo è il primo processo in cui a testimoniare è la vittima stessa. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che, solo nel 2016, 15,4 milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette vittime di matrimoni forzati.
Il matrimonio forzato - come ha spiegato l'attivista e scrittrice pakistana Bina Shah – è culturalmente radicato in Pakistan, le ragazze sono considerate come merci e le nozze, soprattutto nelle zone rurali, un modo per mantenere la proprietà in famiglia.
I precedenti in Italia - Neanche la scelta di vivere in un Paese occidentale riesce a salvare le ragazze predestinate. A dimostrarlo recenti fatti di cronaca, molti dal triste epilogo, accaduti in ltalia, dove attualmente ci sono oltre 150mila pakistani. Particolarmente numerosa la comunità che vive a Brescia, scenario di molte storie di giovani donne pakistane punite per aver detto no a un matrimonio combinato. Viveva proprio nel capoluogo lombardo Sana Cheema, la giovane pakistana uccisa da alcuni familiari perché aveva rifiutato di sposare l’uomo scelto per lei. Ma anche la pachistana che per la stessa ragione il 29 settembre 2016 è stata segregata in casa, torturata e violentata da un cugino che intendeva punirla e la ventenne Hina Saleem uccisa dal padre perché voleva vivere all’occidentale.