La prima applicazione della decisione su chi è legalmente femmina scontenta la comunità transgender. Ma non ci sono alternative immediate
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E ora, quali bagni devono usare i transessuali nel Regno Unito? Una domanda non da poco, che si sta ponendo con forza (e diverse polemiche) dopo la sentenza della Corte suprema britannica che ha stabilito che è da considerarsi legalmente donna solo chi è nata biologicamente femmina.
L'Equality and Human Rights Commission (Ehrc), cioè l'Authority britannica che si occupa di pari opportunità e diritti umani, è infatti impegnata a stilare un codice di condotta in linea col verdetto del supremo tribunale di Londra. La sua prima decisione è stata di raccomandare che le donne transgender non utilizzino i servizi igienici riservati alle femmine nei luoghi di lavoro o negli edifici pubblici, come palestre e ospedali. Lo stesso vale anche per gli uomini transgender per i bagni riservati ai maschi.
La decisione è stata accolta con favore dal governo laburista del premier Keir Starmer, che ha sottolineato come finalmente sia stata fatta "chiarezza" in merito, ma allo stesso tempo ha suscitato critiche dal mondo transgender che teme nuove forme di discriminazione. "Questa è la conseguenza logica della sentenza e delle linee guida emanate: che le persone utilizzino i servizi igienici del loro sesso biologico", ha dichiarato alla Bbc il ministro Pat McFadden.
Nel dibattito si è inserita anche la leader dei Tory, Kemi Badenoch, scatenando un ulteriore polverone. In un'intervista, ha suggerito l'utilizzo dei bagni per i disabili da parte dei transgender, con le inevitabili reazioni di quanti hanno risposto che in questo modo si attribuirebbe una forma di handicap a chi non si riconosce nel proprio sesso biologico. Sebbene l'intenzione della Badenoch era quella di individuare un terzo spazio "neutrale" già esistente dove far convergere le persone che nate femmine si dichiarano maschi e viceversa.
Comunque sia, la decisione della Corte suprema e le linee guida dell'Ehrc devono essere seguite. Anche se una soluzione che stoppi le polemiche non è certamente vicina: la proposta di realizzare in tutti i luoghi pubblici un terzo spazio è possibile, ma non certo in tempi brevi. Sebbene sia stata la stessa presidente dell'Authority, Kishwer Falkner, ad affermare che i transgender dovrebbero usare il loro "potere di rappresentanza" per chiedere servizi a loro riservati. Ma se anche si decidesse di realizzarli davvero, servirebbero molto tempo e molti soldi per adeguare tutti i luoghi pubblici.