Il 61,5% delle donne del Belpaese sono pagate in modo non adeguato o non ricevono alcun compenso
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Le pari opportunità tra donne e uomini restano un miraggio: per il 2017 il nostro Paese è in 82esima posizione su 144 totali in fatto di uguaglianza di genere. Solo l'anno scorso eravamo in 50esima posizione e nel 2015 sul gradino 41 della rapporto "Global Gender Gap Index 2017" elaborato dal World Economic Forum. A essere prese in considerazione sono state le disparità sul lavoro, sia in termini di partecipazione sia di salari, la rappresentanza politica e la salute.
Come va negli altri paesi - La graduatoria - che fotografa la differenze di opportunità all'interno di ogni singolo Paese e non il livello di crescita - è guidata dall'Islanda, davanti a Norvegia, Finlandia, Rwanda e Svezia. La situazione italiana è peggiore anche di quella di Grecia (78esima), Belize e Madagascar e supera di poco Birmania e Indonesia. In Europa solo Cipro (92esima) e Malta (93esima) sono più in basso in classifica.
Meglio dell'Italia Nicaragua e Filippine - Tra i dieci paesi più virtuosi rientrano anche Nicaragua, Slovenia, Irlanda, Nuova Zelanda e Filippine. La Francia è 11esima, la Germania 12esima, il Regno Unito 15esimo e il Canada 16esimo. Gli Usa perdono quattro posizioni e scendono alla 49esima. Al 100esimo posto la Cina, seguita da India (108), Giappone (114), Corea (118), Turchia (131) e Arabia Saudita (138). All'ultimo lo Yemen.
Allerta mondiale - Al di là delle eccellenze, l'allarme sul mancato gender gap è di tipo mondiale: per la prima volta dal 2006, da quando viene calcolato dal Wef, il '"gap" globale di genere si è allargato, sia pure di poco, e l'uguaglianza ha fatto marcia indietro in tutti e quattro i campi (salute, istruzione, lavoro e rappresentanza politica) in cui viene misurata. In base all'indice 2017, il divario di opportunità tra i sessi a livello globale si è chiuso per il 68% contro il 68,3% del 2016. Resta da chiudere un residuo 32% per arrivare alla parità, ma al ritmo attuale ci vorranno 100 anni per farlo contro gli 83 anni stimati nel 2016 e nel lavoro serviranno 217 anni.
I motivi dell'arretratezza italiana - In Italia il gap di genere quest'anno risulta chiuso al 69% contro il 72% del 2016. Il principale motivo dell'arretramento sta nel maggiore divario nella rappresentanza politica, dove il divario si è ancora ampliato e la Penisola dal 25esimo posto del 2016 è passata al 46esimo di quest'anno, principalmente in relazione alla presenza di donne al governo (29esima da decima). Nella salute, il divario, pur restando minimo, si è un po' allargato rispetto al 2016 ed è bastato a far precipitare l'Italia dalla 77esima alla 123esima posizione. Tra i dati spicca quello dell'attesa di vita in salute, che per le donne è calata a 73,7 anni dai 74 anni del 2016, mentre per gli uomini è salita a 71,8 anni da 71.
Alla voce "istruzione" il gap è apparentemente quasi chiuso, ma alcuni campi restano di appannaggio maschile, come l'Information and Communication Technology dove le donne sono una minima frazione dei laureati. La situazione è pesante soprattutto in termini di opportunità nella vita economica, settore che vede l'Italia in un imbarazzante 118esimo posto (dal 117esimo dello scorso anno), legato alle disparità a carico delle donne nella partecipazione alla forza lavoro (89esimo posto), nei salari (126esimo) e nel reddito (103esimo). Tra i lavoratori scoraggiati, cioè che non cercano neppure un'occupazione, il 60,5% sono donne. Senza tralasciare i 513 minuti di lavoro giornaliero delle donne contro i 453 degli uomini, con l'aggravante che il 61% del lavoro delle donne non è pagato contro il 23% per gli uomini.