La donna tedesca ha schiavizzato, violentato e picchiato la giovane Yazida insieme al marito jihadista
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In Germania mercoledì 21 giugno una donna di 37 anni è stata condannata a nove anni per aver schiavizzato una donna Yazidi in Iraq, sottoponendola a torture e violenze. È la prima sentenza di questo tipo in Germania, dove sono in corso altri processi per crimini dell'Isis contro la minoranza yazida. La donna era affiliata allo Stato Islamico insieme al marito, un combattente del gruppo jihadista.
Nel 2015 la coppia aveva acquistato una ragazza Yazidi di 19 anni e l'aveva ridotta in schiavitù nella loro casa. Un'altra vittima liberata nel 2019 ha testimoniato nel processo. Ha raccontato che la giovane era stata picchiata, bruciata con sigarette, minacciata con un coltello e stuprata ripetutamente dal marito della sua aguzzina. La compagna, identificata solo come Nadine K., ne incoraggiava attivamente le pratiche violente.
La donna è stata condannata dal tribunale della città di Coblenza per crimini contro l'umanità e appartenenza a un'organizzazione terroristica straniera. "Tutto questo era servito allo scopo dichiarato dallo Stato Islamico di spazzare via la minoranza yazida", hanno detto all'inizio del processo a gennaio 2023 i pubblici ministeri. Nel 2021 invece un'altra donna era stata condannata a 10 anni per l'uccisione di una ragazza yazida che era sempre stata acquistata come schiava.
Gli yazidi sono una minoranza religiosa del nord dell'Iraq. Ma vivono anche in Siria, Turchia e Iran. La loro religione è antica e ha elementi di zoroastrismo, cristianesimo e islam. Sono stati perseguitati per secoli da vari gruppi che li considerano eretici o idolatri. L'Isis dal 2014 ha scatenato una campagna di genocidio contro gli yazidi, accusandoli di essere "adoratori del diavolo". I miliziani dell'Isis hanno attaccato i loro villaggi, uccidendo migliaia di uomini e rapendo circa 7000 donne e bambini per ridurli in schiavitù sessuale o addestrarli come combattenti. Molti yazidi sono fuggiti sulle montagne del Sinjar, dove sono rimasti intrappolati per anni e hanno avuto bisogno degli aiuti umanitari per sopravvivere.
Alcuni paesi occidentali hanno accolto i rifugiati yazidi e hanno processato i membri dell'Isis per i loro crimini. Alcune vittime yazide, come Nadia Murad e Amal Clooney, sono diventate attiviste per i diritti umani e hanno chiesto giustizia e protezione per il loro popolo.
Quasi immediatamente la comunità internazionale si era mossa in aiuto della minoranza yazida. Una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 2014 ha definito gli attacchi dell’Isis contro gli yazidi "un atto di barbarie" e ha chiesto la protezione dei civili e l’accesso agli aiuti umanitari. Una risoluzione del Parlamento Europeo del 2016 ha riconosciuto il genocidio degli yazidi e ha invitato gli Stati membri a perseguire i responsabili e ad accogliere i sopravvissuti.
La sentenza della Corte Penale Internazionale del 2017, che ha aperto un’indagine preliminare sui crimini commessi dall’Isis in Iraq e Siria, tra cui il genocidio degli yazidi, è un altro esempio dell'appoggio internazionale alla minoranza religiosa. Un'altra sentenza del Tribunale Regionale di Francoforte del 2021 ha condannato all’ergastolo un membro dell’Isis per il genocidio degli yazidi, il primo verdetto di questo tipo al mondo. Ma molti di loro sono ancora dispersi, traumatizzati o sfollati, e hanno bisogno di sostegno psicologico, sociale ed economico.