Il numero uno dell'Spd ha motivato il suo gesto affermando che va chiuso il dibattito sulle nomine
© ansa
Il leader dell'Spd, Martin Schulz, ha ufficializzato la sua rinuncia alla carica di ministro degli Esteri della Germania nel prossimo governo del cancelliere Angela Merkel. In una dichiarazione scritta, Schulz ha spiegato il suo gesto sottolineando che va chiuso il dibattito sulle nomine per non mettere a rischio il voto della base del partito sulla Grosse Koalition.
"Ho sempre sottolineato che saremmo entrati in una coalizione se ci fossero state nel contratto le nostre rivendicazioni di socialdemocratici per un miglioramento nell'istruzione, nell'assistenza, nella previdenza, nel lavoro e nel fisco. Sono orgoglioso di poter dire che questo è accaduto", ha affermato Schulz.
Il numero uno dell'Spd ha poi ribadito l'importanza "che i membri del nostro partito al voto della base si pronuncino a favore di questo contratto, dal momento che loro di questi contenuti sono convinti esattamente quanto me". La Grande Coalizione tra conservatori e socialdemocratici deve infatti ancora ottenere, per dare finalmente alla Germania un governo dopo quasi cinque mesi di latitanza, il via libera da parte della base della Spd. Sull'esito non vi è alcuna certezza e Schulz ha pertanto annunciato di volersi tirar fuori dal gioco proprio per togliere carte agli avversari.
Il voto del mezzo milione di iscritti Spd è previsto tra il 20 febbraio e il 2 marzo, poi tutte le urne verranno portate nella Willy-Brandt-Haus, la sede federale della Spd a Berlino, e scrutinate il giorno successivo. I risultati dovrebbero essere resi noti il 4 marzo.
Prima che Schulz comunicasse la sua decisione, il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel aveva criticato quello che era ancora indicato come il suo probabile successore, facendo notare che il leader dei socialdemocratici aveva promesso di non entrare in un nuovo governo guidato dalla Merkel. Gabriel aveva sbottato dopo il duplice dietrofront di Schulz, il quale aveva inizialmente escluso la partecipazione dell'Spd a una nuova Grande Coalizione con i conservatori della cancelliera e poi di entrare nel nuovo esecutivo come ministro.
Il quarto governo Merkel in ogni caso non nasce in acque tranquille. I "pericoli" non sono soltanto le questione interne all'Spd, ma anche le critiche in campo conservatore: molti nel partito di Merkel rimproverano alla cancelliera di aver ceduto troppo per ottenere l'accordo con l'Spd, sia in termini di programma di governo sia di poltrone ministeriali.