Contro la decisione di Trump si sono schierati il mondo arabo, l'Onu e gran parte della comunità internazionale, Ue compresa
© -afp
Tensione altissima in Medio Oriente, con l'apertura oggi dell'ambasciata Usa a Gerusalemme nel 70esimo anniversario della nascita dello Stato di Israele. Blindata la città santa, dove domenica sono arrivati anche Ivanka Trump e il marito. Quattro i Paesi Ue (Austria, Ungheria, Romania e Repubblica Ceca) che parteciperanno alla cerimonia. Hamas vuole che 100mila palestinesi si ammassino lungo il confine.
La decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele è quindi a un passo dal diventare realtà, nonostante la forte opposizione del mondo arabo, dei palestinesi, dell'Onu e di gran parte della comunità internazionale, Ue compresa, tutti preoccupati che questo passaggio segni la fine della soluzione a 2 Stati.
Netanyahu: "Decisione Trump storica e coraggiosa" - Domenica sera il premier Benjamin Netanyahu ha ricevuto la delegazione Usa inviata dal capo della Casa Bianca per la cerimonia di inaugurazione dell'ambasciata tornando a definire "storica e coraggiosa" la mossa di Trump. Mentre l'Olp ha lanciato un nuovo appello agli americani "a revocare la loro disastrosa e irresponsabile decisione di muovere l'ambasciata nella Gerusalemme occupata".
Gerusalemme tappezzata di bandiere israeliane e statunitensi - In città intanto si respira l'aria delle grandi occasioni. Gli inviti partiti dal ministero degli Esteri sono stati circa 800: 86 erano per i diplomatici e 33 hanno accettato. Non ci saranno, secondo i media, né la Russia né l'Egitto. Gerusalemme in queste ore è tappezzata di bandiere israeliane e americane, e di cartelloni inneggianti a Trump. Ovunque transenne, che delimitano le zone off limit. Impossibile arrivare alla nuova sede che, in attesa dei lavori di costruzione, è ospitata dall'attuale consolato Usa. Bisogna al momento accontentarsi dei cartelli stradali che indicano la direzione per la nuova rappresentanza diplomatica e che sono fotografati come fossero oggetti d'arte.
"La marcia del ritorno" di Hamas - Hamas, per quella cha ha ribattezzato "La marcia del ritorno", ha chiamato a raccolta oltre 100mila palestinesi perché si ammassino lungo una dozzina di punti di attrito sul confine, forzino i recinti, e superino di slancio le linee militari di protezione predisposte da Israele. Ha inoltre rimosso le postazioni avanzate, segnalando così che la folla avrà campo libero. Un anticipo di quello che potrebbe avvenire si è visto venerdì, quando centinaia di facinorosi hanno distrutto il versante palestinese del valico commerciale di Kerem Shalom.
Mentre l'ospedale Shifa di Gaza si prepara ad affrontare situazioni di emergenza, i leader di Hamas sperano di uscire dal confronto con successi tangibili. Fra questi: l'estensione delle violenze alla Cisgiordania e a Gerusalemme est, l'apertura di brecce nella barriera; forse anche la cattura di militari. Israele teme il peggio dopo aver scoperto piantine che in apparenza indicano l'intenzione di Hamas di dirigere le masse all'interno di villaggi ebraici che distano un chilometro dalla frontiere. Lo scenario peggiore è quello di una folla che corra a tesa bassa verso i soldati. Al suo interno potrebbero esserci veicoli, motociclette, uomini armati.