Secondo la Procura, l'uccisione è stata la conseguenza di un clima di violenza instaurato dal figlio, vittima di un grave disturbo mentale (la sindrome da autoreclusione sociale)
L'ex viceministro all'Agricoltura giapponese Hideaki Kumazawa è stato condannato da un tribunale di Tokyo a 6 anni di carcere per aver ucciso il figlio "hikikomori", cioè affetto da sindrome da autoreclusione sociale. I procuratori avevano chiesto per l'ex alto esponente dell'esecutivo nipponico 8 anni di carcere, sottolineando che l'uccisione è stata la conseguenza di un clima di violenza instaurato dal figlio, vittima di un grave disturbo mentale.
Kumazawa non ha mai negato di aver commesso l'omicidio. "Penso che mi spetti di pagare per il crimine e pregare perché mio figlio possa avere pace nell'altro mondo", ha affermato durante un'udienza. La storia drammatica si è svolta il primo giugno, quando l'ex viceministro accoltellato diverse volte al collo il figlio, morto per dissanguamento.
Kumazawa ha ammesso la sua colpevolezza, sostenendo di averlo fatto per paura che questi potesse fare del male a lui e alla moglie. La difesa aveva infatti chiesto la sospensione della pena, sostenendo che il figlio aveva minacciato di uccidere il padre e che, quindi, l'omicidio fu in realtà un atto di autodifesa.
Subito dopo il fatto, Kumazawa aveva anche affermato di aver temuto che il figlio potesse rendersi protagonista di un accoltellamento di massa, come quello che era avvenuto pochi giorni prima a Kawasaki, vicino Tokyo, dove uno squilibrato - che era a sua volta anche uno "hikikomori" - aveva accoltellato alcuni studenti in attesa del bus, uccidendone due e ferendone altri 18.
Si stima che in Giappone siano diverse centinaia di migliaia le persone che possono definirsi "hikikomori". Di queste, oltre 600mila sono tra i 40 e i 64 anni e danno vita a quello che viene definito il "problema sociale 80-50", dove 80 sta per gli anni che hanno i genitori che si prendono cura di loro, e 50 è l'età che stanno raggiungendo o hanno raggiunto gli "hikikomori" stessi.