Dopo un lungo interrogatorio, entrambi sono risultati estranei ai fatti
Sono stati rilasciati dopo essere stati interrogati due uomini sospettati dell'omicidio di Gaia Molinari, la piacentina di 29 anni trovata morta il giorno di Natale a Jericoacoara, a circa 300 km da Fortaleza, in Brasile. "Uno è stato liberato subito venerdì sera, l'altro sabato mattina dopo essere stato sottoposto a un lungo interrogatorio", riferiscono fonti del viceconsolato italiano di Fortaleza.
I due sono stati portati sul posto dove è stato trovato il corpo della ragazza "per una ricostruzione dei fatti. E' però stato stabilito che non hanno avuto alcun ruolo nel delitto", hanno precisato le fonti, sottolineando che entrambi sono risultati "estranei" ai fatti. "La polizia civile e militare brasiliana è molto attiva, si stanno dando da fare a tutti i livelli", hanno ricordato d'altra parte le fonti, sottolineando che nel caso "sono impegnati tre commissari, che stanno lavorando sia a Fortaleza sia sul luogo del delitto".
Per far luce sull'accaduto bisognerà ora attendere i risultati dell'autopsia. Secondo i media locali, che citano il medico legale, Gaia sarebbe morta per asfissia da strangolamento. Non è invece ancora stata smentita ufficialmente la violenza sessuale. Fondamentali per le indagini anche le analisi sui segni trovati sui polsi della giovane: la vittima, prima di essere stata uccisa, potrebbe essere stata legata dal suo assassino.
"Gaia si sentiva di essere in questa vita per fare del bene agli altri e aveva deciso che i bambini disagiati avessero bisogno di lei. Era partita con la convinzione di riuscirci e sono convinta che abbia portato loro il suo sorriso, quello che faceva la differenza", ha raccontato un'amica all'emittente piacentina Radio Sound 95.
"Si era convinta che il Brasile fosse solo la prima meta di un lungo viaggio. Poi - ha aggiunto - piano piano sarebbero arrivate le altre. Non avrebbe rinunciato per nulla al mondo a quei viaggi. Era la sua prima esperienza da volontaria con una Ong". Tra un viaggio e l'altro Gaia - che da qualche tempo viveva e lavorava a Parigi - tornava in Valdarda, dove aveva gli amici. Nel piacentino abitano anche i genitori.
Ma il discorso del volontariato è nato a poco a poco: "Si era resa conto che c'era altro oltre al discorso puramente economico, aveva cercato di lavorare per aziende che si occupavano anche di equosolidale". "Voleva fare del bene agli altri. Gaia era pura luce, una persona speciale, immensa, aveva un dono: quello di contagiare tutti con il suo entusiasmo, la sua voglia di vivere. Era estremamente positiva. Riuscire a descrivere quello che lei era come amica a parole non le rende giusto omaggio", ha concluso.
Gaia, una vita in viaggio