L'ospedale che ha rifiutato di operarlo si difende così: "Non trapiantiamo organi nei pazienti positivi ad alcol, tabacco e sostanze illecite"
"Mio figlio non era un un fumatore abituale di droga e i suoi polmoni non erano deteriorati per questo", sono queste le parole del padre di Riley Hancey, morto a 19 anni dopo che la University of Utah gli ha negato un trapianto di polmoni. Il motivo? Aveva fumato marijuana.
#Utah Décès de Riley Hancey, 19 ans. L'hôpital avait refusé la transplantation de poumons car traces de marijuana dans son organisme pic.twitter.com/wJabovGypH
— B3infos (@B3infos) 25 aprile 2017
Il padre racconta che il ragazzo aveva fumato uno spinello con gli amici durante lo scorso Ringraziamento, ma non era solito farlo. Il giovane dopo pochi giorni ha contratto una polmonite ed era in cerca di un trapianto di polmoni urgente. Università di Utah, a cui si è rivolta la famiglia del giovane, però, dopo aver trovato tracce di Thc, ha negato l'intervento al ragazzo: "Erano disposti a lasciarlo morire perché risultato positivo alla marijuana", racconta il padre.
E' iniziata così la lunga ricerca di un ospedale disposto a eseguire il trapianto. Due mesi dopo l'Università di Pennsylvania ha accettato di eseguire l'intervento. Qui Riley è morto per complicazioni durante l'operazione. La notizia ha fatto subito il giro del web scatenando polemiche e critiche contro l'Università di Utah, che non si è espressa ufficialmente sul caso, ma ha difeso il suo operato dichiarando di seguire le linee guida internazionali e "non trapiantiamo organi nei pazienti positivi ad alcol, tabacco e sostanze illecite, in quanto controindicate per un trapianto".
"Abbiamo combattuto una lunga battaglia per salvare la vita a Riley", spiega il padre, "Abbiamo fatto tutto il possibile per permettergli di sopravvivere. Scaleremo montagne, scieremo, correremo lungo il fiume per far vivere il suo spirito attraverso di noi". La famiglia ha chiesto di compiere atti di gentilezza gratuiti e casuali per onorare la memoria del figlio.