Un rapporto interno conferma un comportamento "aggressivo" nei confronti di alcuni dipendenti. Raab si difende: "Dispiaciuto per qualsiasi offesa involontaria". Sunak lo sostituisce con Dowden e Chalk
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Si è dimesso il ministro della Giustizia e vicepremier britannico Dominic Raab, in seguito ad accuse di bullismo. Nella lettera in cui scrive di rinunciare ai suoi incarichi di governo, Raab afferma di sentirsi "obbligato ad accettare l'esito dell'inchiesta", un rapporto interno commissionato dal primo ministro Rishi Sunak proprio sulle accuse di comportamento aggressivo nei confronti di alcuni dipendenti pubblici dello staff, avanzate contro Raab.
Sono otto le denunce formali secondo le quali Raab si sarebbe comportato in modo offensivo nei confronti del personale mentre era in carica come ministro degli Esteri e segretario per la Brexit. Raab, 49 anni, nega di aver sminuito e umiliato il suo staff e afferma di "essersi sempre comportato in modo professionale". Aveva però assicurato che si sarebbe dimesso se le denunce di bullismo fossero state confermate, e in seguito all'esito del rapporto interno commissionato da Sunak ha quindi deciso di lasciare.
Ancora nessun commento è arrivato in merito da parte del premier britannico. Ecco cosa scrive Raab nella sua lettera a Sunak: "Caro primo ministro, scrivo per rassegnare le mie dimissioni dal vostro governo, dopo aver ricevuto la relazione derivante dall'inchiesta condotta da Adam Tolley Kc. Ho richiesto io l'inchiesta e mi ero impegnato a dimettermi se avesse rilevato un qualsiasi tipo di bullismo. Credo sia importante mantenere la parola data".
Raab poi precisa: "Mi sento in dovere di accettare l'esito dell'inchiesta, che ha respinto tutte le accuse mosse contro di me, tranne due. Ritengo inoltre che le due conclusioni negative siano errate e costituiscano un pericoloso precedente per la conduzione di un buon governo".
Il ministro dimissionario argomenta così le sue ragioni: "In primo luogo, i ministri devono essere in grado di esercitare una supervisione diretta sui funzionari di alto livello nei negoziati critici condotti per conto del popolo britannico, altrimenti viene meno il principio democratico e costituzionale della responsabilità ministeriale. Ciò è stato particolarmente vero durante il mio mandato di ministro degli Esteri, nel contesto dei negoziati per la Brexit su Gibilterra, quando un diplomatico di alto livello ha violato il mandato concordato dal Consiglio dei ministri. In secondo luogo, i ministri devono essere in grado di fornire un feedback critico diretto sui briefing e sui documenti presentati agli alti funzionari, al fine di stabilire gli standard e guidare la riforma che i cittadini si aspettano da noi".
La lettera continua: "Naturalmente, ciò deve avvenire entro limiti ragionevoli. L'onorevole Tolley ha concluso che in quattro anni e mezzo non ho mai imprecato o gridato contro nessuno, né tantomeno lanciato qualcosa o intimidito fisicamente qualcuno, né ho cercato intenzionalmente di sminuire qualcuno. Sono sinceramente dispiaciuto per qualsiasi stress o offesa involontaria subita da qualche funzionario a causa del ritmo, degli standard e della sfida che ho portato al ministero della Giustizia. Tuttavia, questo è ciò che i cittadini si aspettano dai ministri che lavorano per loro conto".
In conclusione, Raab ribadisce: "Stabilendo una soglia così bassa per il bullismo, questa inchiesta crea un pericoloso precedente. Incoraggerà denunce pretestuose contro i ministri e avrà un effetto spaventoso su coloro che guidano il cambiamento per conto del vostro governo e, in ultima analisi, del popolo britannico".
Sunak ha già provveduto a sostituire Raab: Downing Street fa sapere infatti che il vice primo ministro è Oliver Dowden, mentre il nuovo ministro della Giustizia è Alex Chalk. Quest'ultimo ricopriva finora l'incarico di ministro della Difesa e al suo posto è stato nominato James Cartlidge. Dowden viene descritto da Sky News come un alleato chiave di Sunak: manterrà anche l'incarico di Chancellor of the Duchy of Lancaster, che già ricopriva in precedenza.