Suggellata l'intesa tra Roma, Londra, Parigi, Amsterdam, Tirana e Bruxelles. Lettera del premier italiano e Rishi Sunak: "Una crisi europea, etica e umanitaria: ecco perché vanno bloccati gli sbarchi"
Il vertice di Granada sui migranti del 5 ottobre si è concluso con la nascita del patto a 6 tra Italia, Gran Bretagna, Francia, Albania, Olanda e Commissione Ue per fermare gli scafisti. I temi: blindare l'accordo con Tunisi; stringere l'asse con Londra per rilanciare una lotta "robusta" ai trafficanti che vada anche oltre i confini dell'Unione europea, perché è tempo di passare dalle diagnosi alla cura, cioè dalle parole ai fatti. Ciò che è emerso è che Giorgia Meloni si è stagliata un ruolo di primo piano tra i protagonisti. Il suo messaggio, arrivando in città, è stato netto: sul dossier migrazione l'Italia è "tutt'altro che isolata in Europa". A vertice finito, il premier italiano e quello inglese Rishi Sunak hanno pubblicato una lettera, diffusa in Italia dal Corriere della Sera, in cui spiegano il motivo per cui gli sbarchi vanno bloccati. Sempre a Granada si è svolto, il giorno dopo il vertice organizzato da Meloni e Sunak, il Consiglio europeo: a margine del summit il premier italiano e Scholz si sono incontrati e hanno espresso soddisfazione per l'accordo sul Patto Ue per i migranti.
Nella lettera congiunta tra il presidente del Consiglio Meloni e il premier Sunak viene fatto un appello affinché si realizzi un vero e proprio cambio di passo sulla questione migratoria. Perché innanzitutto "è una crisi etica, con bande criminali che sfruttano e traggono profitto dalla miseria dei più vulnerabili - scrivono -. È una crisi umanitaria, con naufragi di imbarcazioni non sicure che quest'anno hanno già provocato oltre 2.000 vittime. Ed è una crisi europea: come ha indicato la presidente von der Leyen durante la sua visita a Lampedusa il mese scorso, sono gli Stati nazionali a decidere chi arriva in Europa, non gli scafisti e i trafficanti". Serve un fronte comune, osservano, per "stroncare le bande di trafficanti". "Per questo accogliamo con favore il recente piano in dieci punti della presidente von der Leyen che prevede iniziative in tal senso. E dobbiamo rafforzare la nostra capacità di coordinamento operativo e di condivisione delle informazioni".
A margine del Consiglio europeo, avvenuto il giorno dopo il vertice organizzato da Meloni-Sunak, sempre a Granada, il capo del governo italiano e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, hanno espresso "soddisfazione" per l'intesa raggiunta sul Patto europeo per le migrazioni e l'asilo. Lo riferisce Palazzo Chigi in una nota. Nel corso del colloquio, Meloni e Scholz "hanno discusso dei principali temi europei al centro del Consiglio, con particolare riguardo alla questione migratoria, esprimendo soddisfazione per l'intesa raggiunta a Bruxelles sul Regolamento 'Crisi e forza maggiore". I due leader, nel constatare l'ottimo livello della cooperazione tra Roma e Berlino, si sono dati appuntamento al Vertice intergovernativo italo-tedesco, che si terrà in Germania a fine novembre".
A Granada il 5 ottobre il premier italiano Giorgia Meloni ha incassato l'appoggio dei partecipanti di un nuovo format, inaugurato verso mezzogiorno in una saletta del Palazzo dei Congressi. Una riunione convocata a sorpresa dal premier e dal primo ministro britannico, alla quale hanno partecipato inizialmente i loro omologhi dei Paesi Bassi, Mark Rutte, ed Albania, Edi Rama. Poco dopo però si sono uniti anche la presidente della Commissione europea e il presidente francese Emmanuel Macron. E' chiaro che la presenza, attorno allo stesso tavolo, dei tre protagonisti del Memorandum con Tunisi ha assunto un significato molto forte alla luce delle critiche che l'intesa ha ricevuto da più parti a Bruxelles, in particolare da Charles Michel e da Olaf Scholz. Mentre l'assenza degli unici due premier europei socialisti - il padrone di casa Pedro Sanchez e appunto il cancelliere tedesco - suggerisce l'idea che sia nato un nucleo duro pronto a promuovere la linea della fermezza, dentro ma anche fuori dell'Unione.
Sono queste le premesse del bilaterale tra Meloni e lo stesso Scholz, in programma a margine del Consiglio informale, che si annuncia molto delicato. Chi ha convocato la riunione insiste che si tratta di un format "aperto" e che nessuno ha parlato del "modello Ruanda" caro ai conservatori inglesi, cercando di smorzare le tensioni. Resta però il fatto che nell'agenda della giornata ci fossero l'Ucraina, l'intelligenza artificiale e tanti altri temi, ma non il dossier migratorio.
Tanto che secondo rumor la presidenza spagnola non abbia apprezzato particolarmente l'iniziativa, che ha comunque già prodotto un documento in 8 punti, dal maggiore supporto ai Paesi partner, all'Oim e all'Unhcr per l'assistenza ai migranti nei rimpatri, fino al sostegno ai Paesi nordafricani per la protezione delle frontiere e contro gli ingressi.
Sempre Meloni, del resto, giovedì in mattinata era stata chiara, definendo l'accordo raggiunto a Bruxelles solo un primo passo, certamente non risolutivo: "L'Italia ha dato il suo voto sul Patto di migrazione e asilo perché sono regole che riteniamo migliori alle precedenti. Ma la proposta italiana - ha chiarito il presidente del Consiglio - non è quella di continuare a parlare di come distribuiamo persone che illegalmente entrano in Europa bensì fermare l'immigrazione illegale". Quindi ha evitato di alzare i toni contro il presidente tunisino e la sua scelta di rifiutare i fondi Ue: "Credo che Saied, con cui ho un buon rapporto, abbia parlato innanzitutto alla sua opinione pubblica, quello che ha detto lo comprendo. La Tunisia ha un problema che non è diverso dal nostro, c'è una immigrazione illegale anche da loro".
Una buona notizia per il capo del governo italiano è arrivata anche da Roma: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha infatti firmato il decreto legge migranti approvato dal governo il 27 settembre. Ora tocca al Parlamento.