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Le fiamme sono divampate 24 ore dopo l'enorme rogo che ha devastato gran parte del centro sull'isola di Lesbo
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Un nuovo incendio è scoppiato a Moria, il più grande campo di migranti in Grecia situato sull'isola di Lesbo, 24 ore dopo l'enorme rogo che ha devastato gran parte di questo centro. Panico tra le famiglie di migranti che sono fuggite mentre il fuoco bruciava le loro tende. Le fiamme si sono sviluppate in una parte del campo che non era stata gravemente colpita martedì sera.
Le fiamme non avrebbero causato feriti o vittime. Le persone sono fuggite in massa dal campo tentando di portare con sé i propri oggetti personali.
Circa 4mila migranti che avevano lasciato Moria per raggiungere il porto di Mitilene per imbarcarsi su navi dirette nella Grecia continentale hanno lanciato sassi contro la polizia che bloccava la strada. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni, - ha fatto sapere la polizia, - mentre non c'è notizia di feriti o arresti.
La polizia ha anche riferito che i migranti hanno appiccato il fuoco ai campi vicino ai luoghi degli scontri.
Secondo il ministro alle Migrazioni Notis Mitarachi, il primo devastante incendio è "certamente stato appiccato, a causa della quarantena" imposta a causa di casi di contagio di Covid-19, "da richiedenti asilo nella struttura".
Il ministro è andato a Lesbo, assieme all'omologo all'Interno e al responsabile dell'organizzazione per la Salute pubblica. Le agenzie umanitarie internazionali da tempo avvertivano di condizioni disumane a Moria, dove 12.500 persone vivevano in una struttura realizzata per ospitarne circa 2.750.