"una campagna di sterilizzazione"

Groenlandia: contraccettivi senza consenso, le donne Inuit chiedono giustizia

Negli anni '60 e '70 la Danimarca impiantò dispositivi intrauterini in migliaia di ragazze della minoranza etnica. Oggi 67 di quelle donne chiedono un risarcimento. La vicenda ricorda quella degli Uiguri

04 Ott 2023 - 17:45
 © Wikipedia

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In Groenlandia 67 donne di etnia Inuit hanno chiesto un risarcimento pari a 40mila euro al governo danese per aver impiantato loro una spirale contraccettiva senza consenso. La finalità era diminuire la crescita della popolazione Inuit: così tra gli anni '60 e '70 le autorità sanitarie di Copenhagen hanno autorizzato la Intra Uterine Device in 4.500 ragazze della minoranza etnica. Le donne hanno definito oggi l'atto come una "violazione"  con gravi conseguenze sulle loro vite e, nel caso il governo non esaudisse la loro richiesta, la loro intenzione è di portare il caso in tribunale.

Un trauma che dura una vita

 "Non sapevo cosa mi stessero impiantando perché nessuno me lo ha mai spiegato o ha chiesto il mio permesso. Ero vergine, non avevo nemmeno mai baciato un ragazzo" ha detto Naja Lyberth. All'eta di 13 anni fu chiamata per la visita di controllo in cui le venne stata inserita la spirale contraccettiva. Lo Iud (Intra Uterine Device) è un piccolo dispositivo flessibile di plastica a forma di T, introdotto nell'utero spesso causando dolore e crampi.

Durante la campagna di sterilizzazione avviata dalla Danimarca tra gli anni '60 e '70 in Groenlandia (territorio del Regno danese dal 1953) a migliaia di donne del popolo indigeno Inuit fu impiantato il dispositivo intrauterino sin da bambine per impedire che la comunità si espandesse. Naja, ancora scioccata da quel ricordo di tanti anni fa, ha creato un gruppo per riunire le donne con la sua stessa esperienza e così chiedere al governo danese un risarcimento di 300mila corone, pari a 40mila euro.

La lotta alle minoranze

 Non è la prima volta che lo Iud viene usato per ridurre i tassi di natalità di alcune minoranze. Un esempio è quello che ha subito dal 2017 la popolazione degli Uiguri, un'etnia di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina. Pechino avrebbe rinchiuso più di un milione di Uiguri in prigioni chiamate "campi di rieducazione" nella regione dello Xinjiang. 

Il governo cinese avrebbe cercato di convertire la minoranza alla propria religione e alla propria lingua, tenendo sotto controllo le nascite. Agli Uiguri era proibito avere rapporti sessuali tra loro, anche se le donne venivano violentate e costrette alla sterilizzazione forzata. Lo Stato le obbligava a controlli di gravidanza, all'inserimento della spirale contraccettiva e, nell'evenienza, all'aborto. I principali gruppi per i diritti umani, così come le Nazioni Unite, si sono schierati in difesa della popolazione, indagando ancora oggi sulla sparizione di molti di loro.

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