LA SCHEDA

Russia, cos'è il gruppo Wagner e chi è Prigozhin

La milizia russa, impiegata nell'invasione in Ucraina, il 24 giugno 2023 si è ribellata al Cremlino dichiarando "guerra civile". Nata nel 2013, è formata da mercenari. Ascesa e declino del suo comandante

24 Ago 2023 - 09:55

Che cos'è - Il gruppo Wagner è un'organizzazione paramilitare russa che ha stretti rapporti con gli apparati di sicurezza di Mosca, a partire dall'intelligence. Fino alla sua morte, è anche stata descritta come una compagnia militare privata di proprietà di Yevgeny Prigozhin, uomo d'affari russo legato al presidente Vladimir Putin.

La nascita - Fondato nel 2013, il gruppo Wagner è nato dalle ceneri degli Slavonic Corps, altra compagnia militare privata scioltasi dopo una serie di scandali. La milizia operava in Siria offrendo servizi di sicurezza ai russi.

Perché si chiama così - Il nome del gruppo deriva dal famoso compositore tedesco Richard Wagner. È stato scelto dal suo primo leader, Dmitri Utkin, ex ufficiale dell'intelligence militare del Gru, il servizio informazioni delle forze armate russe. Il motivo? Utkin veniva chiamato così, in codice, perché appassionato di ideologia ed estetica naziste.

Chi ne fa parte - Si stima che, all'inizio dell'invasione in Ucraina, i membri del gruppo fossero intorno ai 50mila. Tuttavia l'organizzazione ha subito molte perdite durante i combattimenti con le forze di Kiev. Il 24 giugno 2023, in un videomessaggio contro l'establishment russo, Prigozhin parlava di "25mila uomini pronti a morire". Secondo alcune fonti, più dell'80% dei membri dell'organizzazione è stato reclutato nelle carceri; la parte restante è composta da mercenari. Tra i combattenti più esperti ci sono veterani congedati dalle forze di sicurezza e dall'intelligence russa, nonché ex militari provenienti da Paesi slavi come la Serbia.

Cos'è il gruppo Wagner, i mercenari che danno la caccia a Zelensky

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Dove si trova - In territorio ucraino, il gruppo è stato impiegato per la prima volta nel Donbass tra il 2014 e il 2015, a sostegno delle forze separatiste filorusse del Donetsk e Lugansk. Ha poi dato man forte all'invasione russa su larga scala del febbraio 2022, tentando più volte di trovare e assassinare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La milizia ha anche combattuto in Siria, Libia e Mali. In diversi teatri di guerra i suoi affiliati sono stati accusati di stupri e torture.

Chi la comanda - Il capo della milizia era Yevgeny Prigozhin, oligarca russo e stretto collaboratore di Putin. Di lui si sapeva poco o nulla: nato l'1 giugno 1961 e sposato con la farmacista Ljubov' Valentinovna Prigožina, proprietaria di una rete di boutique nota come Muzej šokolada a San Pietroburgo, è morto il 23 agosto 2023 quando il jet su cui viaggiava con altre persone è precipitato nella regione di Tver, tra Mosca e San Pietroburgo. Due mesi prima, il 24 giugno, aveva guidato la rivolta del gruppo Wagner contro Putin.

Soprannominato "il cuoco di Putin" per via dei ristoranti e delle sue attività di catering che hanno ospitato cene alla presenza del presidente russo e di dignitari stranieri. Prigozhin possedeva un vero e proprio impero aziendale, che andava dal mondo del catering a quello dei diamanti, passando - appunto - per il gruppo Wagner e dalle "fabbriche di troll" della disinformazione russa.

Fotogallery - Rostov nelle mani della Wagner, poi il ritiro del gruppo

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I rapporti (difficili) con Mosca - Secondo alcune fonti, il governo di Mosca spenderebbe fino a 100 milioni di dollari (90 milioni di euro) al mese per mantenere la milizia. Ciononostante, Prigozhin non si è mai risparmiato in critiche e attacchi pubblici contro i vertici militari russi: tra i suoi acerrimi nemici c'erano il capo dello Stato maggiore Valery Gerasimov e il ministro della Difesa Serghei Shoigu. Contro Prigozhin si era anche schierato Ramzan Kadyrov, leader ceceno fedelissimo di Putin, che ha definito l'ammutinamento del gruppo Wagner "una coltellata nella schiena e una vera insurrezione armata".

Perché si è ribellata al Cremlino - La rivolta lanciata da Prigozhin il 24 giugno 2023 è giunta dopo una lunga serie di accuse contro Mosca. Durante la ribellione, il leader del gruppo Wagner ha definito l'esercito russo "una bolla d'aria scoppiata" e ha puntato il dito contro il ministero della Difesa, mettendo apertamente in dubbio anche le motivazioni ufficiali della cosiddetta "operazione militare speciale" in Ucraina.

Prigozhin ha dichiarato che quando è iniziata l'invasione su vasta scala la situazione del conflitto nel Donbass non era diversa da quella degli ultimi anni. Non c'era, in sostanza, alcuna "folle aggressione" da parte di Kiev, che non si apprestava ad attaccare la Russia assieme alla Nato come sostenuto dal presidente russo. Per Prigozhin, il ministero della Difesa russo - nella persona di Shoigu - ha "ingannato" sia la società sia Putin. La rivolta armata è stata poi fermata dallo stesso Prigozhin poco prima del possibile arrivo a Mosca, dopo un contatto con Vladimir Putin che gli avrebbe garantito l’immunità da future indagini in cambio dell’esilio forzato in Bielorussia, dove lo hanno seguito molti suoi miliziani.

Caduto in disgrazia agli occhi del Cremlino, il suo impero mediatico e la sua fabbrica di troll sono stati smantellati e il suo destino è apparso presto denso di incognite. Fino allo schianto aereo del 23 agosto 2023.

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