Il rapporto congiunto pubblicato da Amnesty International e Human Right Watch si basa sulle interviste a 40 vittime di abusi, ai loro familiari e ai loro legali e fa riferimento a tutto il 2015 e alla prima metà del 2016.
“Nel Donbass, in tutto il 2015 e nella prima metà del 2016, sia le autorità ucraine che quelle filo-russe detengono arbitrariamente i civili e, segretamente, a volte li torturano”. La denuncia arriva dal rapporto congiunto di Amnesty International e Human Rights Watch, stilato dopo aver ascoltato intervistato 40 vittime di questi abusi, le loro famiglie e i loro legali.
Cosa accade realmente Secondo quanto riportato, le detenzioni e le torture avverrebbero segretamente e sarebbero colpevoli entrambe le fazioni. Dopo l’adesione della Crimea alla Russia, l’Ucraina si è spaccata in due fazioni, chi sosteneva il governo di Kiev e chi invece voleva l’annessione a Mosca. Per tutto il 2015 e nella prima metà del 2016 c’è stata quindi questa escalation di arresti, prigionie e maltrattamenti da entrambe le parti.
La dura condanna di Amnesty e HRW “Le persone nell’est dell’Ucraina che vengono sequestrate e nascoste da entrambe le fazioni, sono alla mercè dei loro rapitori” – accusa Tanya Lokshina, ricercatrice per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch. A conferma di tutto ciò, la storia di Vadim, uno dei 40 intervistati, detenuto prima dai filo-ucraini e poi dai filo-russi.
La storia di Vadim Il 39enne stava tornando a casa, a Donetsk, capitale dell’omonima Repubblica Popolare e tana dei filo-russi. Salito su un pullman a Slovyansk, cittadina sotto il controllo del governo ucraino, è stato sequestrato ad un checkpoint controllato da alcuni fedeli a Kiev. Vadim è stato quindi portato in una prigione segreta dove è stato detenuto, interrogato e torturato per tre giorni prima di essere trasferito in un’altra località di prigionia nascosta. Dopo sei settimane in cui il 39enne ha continuato a subire maltrattamenti ed è stato tenuto in isolamento totale dal mondo esterno, è stato finalmente liberato.
Dopo la prigionia sotto Kiev, quella sotto i filo-russi Per Vadim non c’è stato neanche il tempo di godersi la libertà riconquistata: tornato a Donetsk è stato nuovamente incarcerato illegalmente, stavolta dalle milizie filo-russe. Il loro sospetto era che, durante la precedente prigionia, fosse stato arruolato nei Servizi Segreti di Kiev. A lui sono così toccati altri due mesi di maltrattamenti e torture.