Mosca presenta il conto per il sostegno bellico e il presidente siriano è costretto a svendere beni di Stato
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L'amicizia tra Bashar al-Assad e Vladimir Putin si sta incrinando. A rovinare i rapporti tra i due alleati, un conto salato che, come spiega La Stampa, Mosca avrebbe presentato a inizio estate al presidente siriano. Putin pretende da Damasco una ricompensa di 3 miliardi di dollari per il sostegno militare concesso durante la guerra scoppiata otto anni fa e tutt'ora in corso. Ma le casse siriane sono vuote e per questo Assad è costretto ad attingere al suo stesso patrimonio famigliare.
Assad in un primo momento aveva confessato ai russi di non poter pagare un conto così salato. Per punizione Mosca aveva così sospeso i rifornimenti bellici e aveva iniziato ad attaccare alcuni componenti del clan Assad, tra cui il cugino del Raiss, Rami Makhlouf. I russi accusano l'uomo di essersi arricchito durante la guerra: a Putin non sono sfuggiti, infatti, i suoi numerosi conti in banche estere. Rami Makhlouf è stato arrestato e il suo patrimonio di miliardi di dollari bloccato: la Russia, soddisfatta, ha così deciso di restare al fianco dei siriani negli ultimi scontri per riconquistare la provincia di Idlib.
A far cambiare idea a Mosca, però, non è stato solo l'arresto di Makhlouf. Assad ha dovuto svendere anche alcuni beni di Stato: miniere e impianti industriali sono diventati parte dell'impero dell'oligarca russo Gennady Timshenko, grande amico di Putin. E la svendita dei giacimenti siriani potrebbe essere solo agli inizi.