"Umore nero", "tempi bui", "minoranze etniche": la no-profit Reframing Race suggerisce le parole che vanno evitate perché discriminatorie e disumanizzanti
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La nuova iniziativa per combattere il razzismo e adottare un linguaggio più inclusivo viene dalla no-profit Reframing Race. L'organizzazione ha infatti diffuso un rapporto, intitolato "Contains strong language" ("Contiene un linguaggio forte"), raccomandando una serie di espressioni da evitare in quanto rafforzerebbero convinzioni razziste e pratiche discriminatorie. La guida - rivolta anzitutto ad attivisti, scrittori e ricercatori - suggerisce al contempo i termini da utilizzare, ossia quelli ritenuti più efficaci nel persuadere del "danno e della natura strutturale del razzismo". Insomma, un'iniziativa in linea con gli obiettivi dell'organizzazione: "cambiare il discorso pubblico sul razzismo per costruire un futuro antirazzista".
Anzitutto, sostiene il rapporto, andrebbero evitate quelle frasi e parole che danno un connotato positivo al bianco, associandolo alla pulizia, alla purezza, alla bontà, e quelle che conferiscono un connotato negativo al nero, associandolo al male, all'oscurità, alla distruzione. Espressioni come "umore nero" e "tempi bui" andrebbero evitate perché - sostiene la guida - finiscono per "rafforzare i tropi dannosi e la gerarchia razziale costruita in cui le persone 'nere e minoritarie' sono spinte verso il basso". Il rapporto suggerisce inoltre di evitare quelle immagini e descrizioni visive che si applicano solo ai bianchi, come "arrossire", "facce cineree" e "labbra che diventano blu". Non andrebbe usata nemmeno l'espressione "classe operaia bianca", da sostituire con il termine "classe operaia multietnica" o "persone della classe operaia di tutte le etnie", per includere nel concetto anche neri e minoranze.
Ancora, la guida suggerisce di dire "i pochi potenti" al posto di "ricca élite": quest'ultima espressione potrebbe alimentare l'antisemitismo e le teorie del complotto dei nazionalisti bianchi di estrema destra. Inoltre, meglio evitare il termine generico "razzismo" e usare invece le espressioni "pratica del razzismo" e "ideologia del razzismo", perché il primo termine - senza ulteriori informazioni di contesto - creerebbe una "nebbia inevitabile", nascondendo i diversi aspetti e significati della parola. Infine, meglio dire "persone appartenenti a minoranze etniche" anziché semplicemente "minoranze etniche", un termine considerato disumanizzante.
“La conversazione sul razzismo è bloccata. Con la nostra ricerca pionieristica siamo stati in grado di mostrare come diversi messaggi su razza e razzismo influenzino un pubblico mainstream", ha dichiarato Sanjiv Lingayah, fondatore e direttore di Reframing Race nonché autore del rapporto. “Il lato positivo è che nuovi modi di parlare del razzismo possono portare a nuovi modi di ascoltare. Questa guida fornisce le fondamenta su cui i sostenitori possono essere sicuri di contribuire positivamente alla discussione, evitando insidie e tropi e spingendo gli altri verso una posizione antirazzista". Parole simili a quelle di Nina Kelly, coautrice del rapporto. "Molte persone ben intenzionate, compresi i giornalisti, che vogliono contribuire a un futuro antirazzista, non sono sicure di quali parole usare", ha dichiarato Kelly. "Nel frattempo, gli attivisti antirazzisti di solito sanno cosa vogliono dire, ma trarranno anche beneficio dall'apprendere quali messaggi hanno maggiori probabilità di portare le persone con loro".