Il Capo di Stato è stato ucciso, assieme alla moglie, da uomini armati che hanno fatto irruzione nella sua abitazione durante la notte
Il presidente di Haiti, Jovenel Moise, è stato assassinato nella sua abitazione. Lo ha reso noto il primo ministro ad interim. Durante l'assalto era presente anche la first lady Martine Marie Etienne Joseph, che è stata ferita gravemente e ora si trova in ospedale. Secondo i media locali, la casa del presidente sarebbe stata attaccata, nel cuore della notte, da un gruppo di uomini armati non ancora identificati.
Il commando che ha ucciso Moise era formato da "elementi stranieri", ha riferito il primo ministro uscente Claude Joseph, aggiungendo che da questo momento ha assunto lui stesso le redini del Paese. Il premier ha invitato alla calma la popolazione e assicurato che la polizia e l'esercito manterranno l'ordine.
L'assassinio è stato compiuto nel vortice di un aggravamento della destabilizzazione politica ed economica e di un aumento delle violenze delle gang.
Moise al potere fra scandali e proteste - Moise, 53 anni, fu eletto per la prima volta presidente del Paese caraibico alle elezioni del 2015, poi annullate per brogli, e nuovamente un anno dopo. Il suo governo effettivo è dunque iniziato il 7 febbraio 2017. Da allora è stato protagonista di una tesissima scena politica, venendo accusato tra le altre cose di aver represso gli oppositori e di voler restare in carica oltre il suo mandato. Nel 2019 si verificarono violente proteste e scontri in cui morirono decine di persone. Moise fu anche coinvolto in uno scandalo per corruzione, accusato insieme ad altri ministri e funzionari di aver gestito fondi in modo illecito per un giro d'affari di due miliardi di dollari.
Tensioni e instabilità politica - Dato il reiterato rifiuto di Moise di abbandonare il potere, ritenendo unilateralmente prorogato il suo mandato al 2022, l'opposizione haitiana ha risposto negli scorsi mesi nominando il giudice Joseph Mécène Jean Louis come "presidente provvisorio della transizione". A febbraio le forze di sicurezza sventarono un tentativo di colpo di Stato e arrestarono 23 persone, fra cui un giudice della Corte di Cassazione e un responsabile della polizia nazionale.