L'appello all'Europa

Hollande: "L'Europa è tenuta ad aiutarci". Ecco cosa dicono i trattati

Dalle missioni di peacekeeping alla lotta al terrorismo, tutti gli Stati devono contribuire alla difesa e alla sicurezza dell'Unione

16 Nov 2015 - 20:48

    © ansa

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"Chiedo al ministro della Difesa di rivolgersi da domani ai suoi colleghi europei in base all'articolo 42.7 del trattato dell'Unione che prevede che, quando uno Stato viene aggredito, tutti gli Stati membri gli diano solidarietà di fronte all'aggressione". Lo ha detto il presidente francese François Hollande nel suo discorso davanti alle Camere riunite. Ma com'è disciplinata in Europa la difesa comune?

Il testo a cui ha fatto riferimento il presidente Hollande è il trattato sull'Unione europea nella versione consolidata nel 2007, dopo il trattato di Lisbona che l'ha ampiamente riformato. La politica di sicurezza e di difesa comune è uno degli aspetti del tema più ampio della politica estera dell'Unione. Anche se non esiste, almeno per ora, un esercito unico europeo, in base all'articolo 42 del trattato gli Stati mettono a disposizione dell'Ue le proprie capacità civili e militari, impegnandosi a migliorarle.

Le decisioni che riguardano l'avvio di una missione civile o militare devono essere adottate all'unanimità dal Consiglio dell'Unione, su proposta dell'Alto rappresentante per gli affari esteri oppure di uno dei Paesi. Come ha sottolineato Hollande, il paragrafo 7 specifica che tutti gli Stati membri sono inoltre tenuti a dare aiuto e assistenza a uno qualsiasi degli altri Stati che abbia subito un'aggressione armata, in conformità con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite (quest'ultimo ribadisce il 'diritto naturale' alla legittima difesa individuale o collettiva in caso di attacco armato, finché il Consiglio di sicurezza dell'Onu non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionali). Fra le missioni che l'Unione può intraprendere rientrano quelle umanitarie e di soccorso, di consulenza e assistenza in materia militare, di prevenzione dei conflitti e peacekeeping. L'Ue farvi ricorso - ed è questo, oggi, il caso - anche per contribuire alla lotta contro il terrorismo internazionale.

Insomma, se la Francia ha cominciato "in solitaria" i bombardamenti su Raqqa, ora si aspetta un sostegno, non solo a parole, dall'Unione. Spetterà al ministro francese della Difesa, Jean-Yves Le Drian, concertare con i suoi omologhi europei le iniziative da prendere per fronteggiare l'emergenza. Certo è che dal presidente Hollande è venuto un richiamo accorato alle responsabilità comuni dell'intero continente: "L'Europa - ha detto - non può vivere nella convinzione che le crisi che la circondano non abbiano effetti su di lei".

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