L'alto prelato, 90 anni, era stato arrestato con l'ex parlamentare dell'opposizione Margaret Ng e la cantante Denise Ho
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Il cardinale Joseph Zen, arrestato ad Hong Kong con l'accusa di collusione con forze straniere, è stato rilasciato su cauzione intorno alle 23 locali (le 17 in Italia). All'uscita, secondo quanto riportato dai media dell'ex colonia, non ha rilasciato commenti, entrando subito in un'auto privata parcheggiata nelle vicinanze. L'alto prelato, 90 anni, era stato arrestato assieme a due attiviste, l'ex parlamentare dell'opposizione Margaret Ng e la cantante Denise Ho.
I motivi dell'arresto - "La Santa Sede ha appreso con preoccupazione la notizia dell’arresto del cardinale Zen e segue con estrema attenzione l’evolversi della situazione”, aveva dichiarato poche ore fa il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, rispondendo alle domande dei media. Gli arresti del cardinale e delle due attiviste sono apparentemente legati al loro ruolo di amministratori del '612 Humanitarian Relief Fund', istituito per offrire assistenza legale alle persone che hanno preso parte alle proteste pro-democrazia del 2019. La polizia ha arrestato anche un quarto amministratore del fondo, il professor Hui Po Keung, mentre stava prendendo un volo diretto in Germania. Il restante fiduciario, Cyd Ho Sau-lan, in carcere per il ruolo avuto nelle manifestazioni illegali durante le proteste del 2019, non è stato raggiunto al momento da alcun provvedimento restrittivo.
Figura di primo piano - Zen è una figura di primissimo piano sia di guida spirituale della comunità di Hong Kong sia del movimento democratico, noto per essersi esposto in prima persona contro le brutalità della polizia e la pressione di Pechino sull'ex colonia. L'alto prelato aveva aspramente criticato anche le politiche del Vaticano e le trattative con la leadership comunista cinese, prendendo di mira l'accordo provvisorio sulla nomina congiunta dei vescovi che era "irriguardoso", spiegò, nei confronti di quei milioni di fedeli che a costo della loro vita continuavano a coltivare la fede in Cina, sfidando la repressione e le vessazioni delle autorità.
Il '612 Humanitarian Relief Fund' - La legge sulla sicurezza nazionale, applicata anche retroattivamente a dispetto di ogni regola giuridica visti i profili penali, ha represso il dissenso a Hong Kong, comportando nelle casistiche più gravi la condanna all'ergastolo. Il '612 Humanitarian Relief Fund', che ha aiutato i manifestanti arrestati a pagare le spese legali e mediche durante le proteste del 2019, è stato sciolto nel 2021 dopo che la polizia di sicurezza nazionale dell'ex colonia chiese la consegna dei dettagli operativi, comprese le informazioni sui suoi donatori e beneficiari. Poco prima della sua chiusura, la Lingnan University di Hong Kong confermò la fine di ogni rapporto contrattuale con Hui dopo oltre 20 anni di insegnamento, rifiutandosi di fornire le motivazioni della svolta a causa delle norme sulla tutela della privacy.