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Hong Kong, Xi cambia vertici dell'esercito: si teme linea dura di Pechino

Nominato il generale maggiore Peng Jingtan, che è stato vice capo di Stato maggiore delle forze di polizia armate dello Xinjiang, dove secondo gli Usa sono state attuate politiche repressive contro le minoranze musulmane

10 Gen 2022 - 08:08
 © Ansa

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Il presidente Xi Jinping ha nominato il generale maggiore Peng Jingtang comandante della guarnigione dell'Esercito popolare di liberazione (Pla) di Hong Kong, sollevando i timori di una linea più dura di Pechino sulla sicurezza nella città. Peng è stato vice capo di Stato maggiore delle forze di polizia armate dello Xinjiang, dove secondo gli Usa sono state attuate politiche repressive contro le minoranze musulmane, a partire da quella uigura.

La Pla ha un presidio a Hong Kong rafforzato negli ultimi anni, con le sue attività che finora sono state in gran parte di basso profilo. Secondo la Basic Law, la mini-costituzione dell'ex colonia britannica, la difesa e gli affari esteri della città sono gestiti dalla leadership centrale.

La nomina di Peng, tuttavia, rientra nel piano più generale che ha visto Xi ordinare personalmente il dispiegamento di un numero crescente di funzionari di polizia nei ruoli apicali di Hong Kong. Annunciando l'affidamento dell'incarico già firmato da Xi, il network statale Cctv ha anche rimarcato che Peng ha avuto il ruolo di vice capo di Stato maggiore delle forze di polizia paramilitari, la "polizia armata del popolo".

La Cctv ha anche citato Peng dicendo che nel suo nuovo incarico avrebbe lavorato con tutti i componenti della guarnigione per seguire il comando del Partito comunista cinese e di Xi, difendendo in modo risoluto la sovranità nazionale e gli interessi legati alla sicurezza.

Hong Kong è tornata nella sovranità cinese nel 1997 con la promessa che sarebbero stati protetti ampi diritti e libertà individuali fino al 2047. Gli attivisti pro-democrazia e gruppi per i diritti sono pero' finiti sotto pressione, denunciando una inesorabile e la progressiva stretta imposta da Pechino è diventata evidente con la nuova legge sulla sicurezza nazionale di giugno 2020, varata dopo i mesi di proteste del 2019, spesso sfociate in violenza.

Le autorità di Hong Kong e cinesi hanno negato ogni limitazione delle libertà, assicurando che la legge era soltanto necessaria per ristabilire l'ordine dopo i prolungati disordini, dando comunque il via a un'applicazione retroattiva delle norme che hanno spazzato via, tra arresti ed esili volontari, i principali attivisti pro-democrazia. A dicembre, poi, si sono tenute le elezioni per il rinnovo del parlamentino locale (LegCo) che, grazie alla riforma voluta dalla Cina, ha affidato la guida della città nelle mani dei "patrioti", estromettendo il fronte pan-democratico.

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