In Canada il ministro della giustizia fa partire l'iter per permettere che la manager cinese venga giudicata negli Stati Uniti
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L'ambasciata cinese in Canada ha definito "persecuzione politica" la decisione di avviare il processo di estradizione verso gli Usa di Meng Wanzhou, la direttrice finanziaria di Huawei, colosso cinese delle telecomunicazioni. La rappresentanza diplomatica si è definita "totalmente insoddisfatta" per la decisione, a cui si oppone "con fermezza".
Il 6 marzo ci sarà un’udienza che deciderà se la donna può lasciare il Canada, dopo essere stata arrestata a Vancouver agli inizi di dicembre. Sarà però il ministro della Giustizia canadese ad avere l’ultima parola sull’estradizione.
Dalla Cina la decisione è stata giudicata come un grave incidente politico: "Sollecitiamo ancora gli Usa a ritirare la richiesta di estradizione - fa sapere in una nota il ministro degli Esteri cinese - e chiediamo al Canada il suo rilascio immediato”.
Lady Huawei è accusata negli Stati Uniti di aver violato le sanzioni contro l'Iran. Su di lei pendono più di venti contestazioni formulate dal dipartimento di giustizia Usa a gennaio. Il 20 febbraio il padre di Meng e fondatore di Huawei, ha parlato ai microfoni della Cbs dell’arresto della manager come di un "atto motivato politicamente".