In un'intervista esclusiva al settimanale Tustyle, il figlio di uno nei narcos più famosi e sanguinari al mondo ricorda la sua infanzia insieme al boss
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"Nonostante fosse un assassino spietato, paradossalmente, è stato un buon padre". Juan Pablo Escobar Henao racconta la sua infanzia accanto al padre, uno dei narcos più sanguinari. Dopo aver cambiato identità, oggi vive a Buenos Aires, dove lavora come architetto e scrittore. Ai giovani dice: "Non fate come mio padre. Non buttate via la vita. Era un terrorista, non un modello. Sono state le serie tv a trasformarlo in eroe".
Ha vissuto per dieci anni sotto un altro nome, Sebastián Marroquin, un modo per prendere le distanze da quel mondo dei narcos che, indirettamente, conosceva bene. Per questo più volte Juan Pablo Escobar Henao ha voluto incontrare i parenti delle vittime del padre. "A loro ho chiesto sempre perdono. Sono stati incontri commoventi, pieni di un dolore sordo e indicibile. Mi porterò nel cuore finché campo gli incontri coi parenti delle vittime del volo Avianca 203, fatto esplodere nel 1989 dagli uomini di mio padre per uccidere il candidato alla presidenziale César Gaviria", racconta in esclusiva al settimanale Tustyle in edicola il 13 settembre.
Il padre era uno degli uomini più ricchi al mondo: "Dopo la sua morte, mia madre dovette negoziare con i rivali del Cartello di Cali: tutti i suoi beni per avere salva la vita. È l’unico motivo - spiega - per cui siamo ancora qui".
Da parte sua non sono mancate le critiche a film e a serie tv sul padre ("i produttori del film Loving Pablo, con Javier Bardem e Penélope Cruz non mi hanno contattato ma quel film si basa sul libro di memorie omonimo di Virginia Vallejo. Peccato che quella donna fosse un personaggio minore nella vita di mio padre") e alla fiction in onda su Netflix: "E' piena di errori, di inesattezze. Li ho anche contattati. Non mi hanno risposto. Gli autori di quella serie sono più interessati alla versione della Dea e della Cia che a sapere come sono andati i fatti".