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Il Santo Padre esorta vescovi e sacerdoti a "tendere le braccia ai fratelli e alle sorelle, a incoraggiare, aiutare e accompagnare" chi soffre
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Papa Francesco, nel corso dell'incontro con i religiosi e i preti del Sud Sudan, li ha invitati a schierarsi a favore dei più deboli. "Per intercedere a favore del nostro popolo siamo chiamati anche noi ad alzare la voce contro l'ingiustizia e la prevaricazione, che schiacciano la gente e si servono della violenza per gestire gli affari all'ombra dei conflitti. Se vogliamo essere pastori che intercedono - ha sottolineato -, non possiamo restare neutrali davanti al dolore provocato dalle ingiustizie e dalle violenze perché, là dove una donna o un uomo vengono feriti nei loro diritti fondamentali, Cristo è offeso". Poi, nel suo discorso agli sfollati, ha detto: "Proteggete le donne".
Il Santo Padre ha infatti visitato i profughi interni nella "Freedom Hall" di Giuba, e ha affermato: "Vi prego, prego tutti gli abitanti di queste terre: la donna sia protetta, rispettata, valorizzata e onorata. Per favore: proteggere, rispettare, valorizzare e onorare ogni donna, bambina, ragazza, giovane, adulta, madre, nonna. Senza questo non ci sarà futuro".
Nel suo viaggio nel Paese in cui, ha detto, si sta consumando "una tragedia umanitaria", Francesco ha poi ricordato, rivolgendosi ai sacerdoti e ai religiosi del Sud Sudan, che "per liberare dal male non basta la profezia, occorre protendere le braccia ai fratelli e alle sorelle, sostenere il loro cammino". E ha continuato: "Le nostre mani sono state unte di Spirito non solo per i sacri riti, ma per incoraggiare, aiutare, accompagnare le persone a uscire da ciò che le paralizza, le chiude, le rende timorose".
Il Santo Padre ha poi spiegato: "Sostenere con la preghiera davanti a Dio le lotte del popolo, attirare il perdono, amministrare la riconciliazione come canali della misericordia di Dio che rimette i peccati: è il nostro compito di intercessori".
Infine, Francesco ha sottolineato: "Tanti sacerdoti, religiose e religiosi, sono rimasti vittime di violenze e attentati in cui hanno perso la vita. In realtà, l'esistenza l'hanno offerta per la causa del Vangelo e la loro vicinanza ai fratelli e alle sorelle è una testimonianza meravigliosa che ci lasciano e che ci invita a portare avanti il loro cammino".