Italia e Germania però si trovano d'accordo sulla necessità di creare corridori umanitari
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L’Europa rimane una fortezza: nessun impegno da parte dei 27-Eu sul fronte afghano. Sguardi preoccupati e manovre attendiste, non c’è una presa di posizione al Forum per coordinare la protezione degli afghani a rischio. L’UE ha ascoltato la richiesta delll’Alto Commissario ONU per i Rifugiati Filippo Grandi: accogliere 42.550 afghani entro i prossimi 5 anni, ma sceglie per ora di non rispondere.
Le dichiarazioni di Draghi e Merkel - Non è però un silenzio omogeneo. Italia e Germania sono d’accordo ad intervenire con aiuti umanitari. A confermarlo la dichiarazione del premier Mario Draghi dopo il colloquio con la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Abbiamo discusso anche della crisi in Afghanistan : ci siamo trovati d’accordo sulla necessità di aiutare dal punto di vista umanitario la popolazione afghana, ma allo stesso tempo di ribadire l’importanza della difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. I G20 della settimana prossima offrirà l’occasione di discutere di questi temi, insieme alla lotta al terrorismo, e ringrazio la Cancelliera per il suo sostegno”.
La Farnesina e il Viminale - Non solo, a rafforzare la dichiarazione del premier interviene anche la Vice Ministra degli Esteri Marina Sereni “L’Italia è convinta che il ruolo dell’Unione Europea sia decisivo nella gestione della crisi afghana. E’ necessario perciò che l’Ue definisca una risposta comune e che elabori una sua strategia che dia priorità agli afghani più deboli”. Fornire percorsi sicuri e legali agli afgani a rischio è per la Viceministra Sereni è una priorità. Anche Luciana Lamorgese nel corso del forum Ue sulla protezione dei cittadini afghani, ha ribadito la necessità di proteggere i profughi, per farlo sarà necessario costruire corridoi umanitari per consentire, nei prossimi due anni, l'arrivo in Italia di afghani dal Pakistan e dall'Iran.
Rimane uno scenario complesso, che la commissaria agli Affari interni Ue, Ylva Johansson tenta di minimizzare: “Non sono per niente delusa. Reinsediamenti, evacuazioni e ammissioni umanitarie sono su base volontaria”. L’Ue sconta ancora i traumi della crisi dei rifugiati dalla Siria del 2015 e quindi per ora sceglie il silenzio.