Il provvedimento mira a limitare gli effetti negativi dell’automazione sui lavoratori
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Tasse sui robot per limitare i licenziamenti. Questo il nuovo progetto del sindaco di New York Bill de Blasio, candidato alle primarie del Partito democratico per le presidenziali del 2020. Il provvedimento sarebbe accompagnato dall’istituzione di un’agenzia federale sul controllo dell’automazione. L’idea non è nuova: a parlarne per la prima volta era stato Bill Gates nel 2017 e l'idea era stata discussa anche all’Europarlamento.
“Se il progetto venisse realizzato”, sostiene de Blasio “non ci sarebbe bisogno di scegliere tra innovazione e diritto al lavoro: i cittadini potrebbero continuare a beneficiare dei vantaggi derivanti dal processo tecnologico e coloro che hanno perso il posto di lavoro troverebbero una nuova collocazione”. Il sindaco vuole raggiungere questo obiettivo attraverso tre innovazioni.
La prima è l’istituzione di un’agenzia federale di garanzia, che si chiamerebbe Fawpa (Agenzia federale per l’automazione e la protezione dei lavoratori). Il suo compito sarebbe quello di vigilare sul processo di automazione e di rilasciare permessi, al momento non necessari, alle imprese che vogliono aumentare la presenza di robot nella loro catena produttiva. Il rilascio di questi permessi è finalizzato alla protezione dei lavoratori: un’azienda non potrebbe semplicemente decidere di automatizzarsi e tagliare posti di lavoro, dovrebbe prima trovare una nuova collocazione ai suoi dipendenti e assicurarsi che la paga prevista per il nuovo lavoro non sia più bassa di quella percepita prima (o dare loro una buonuscita).
In secondo luogo sarebbe avviata una revisione delle leggi che permettono alle aziende che investono in automazione di dedurre le tasse.
L’ultimo provvedimento è l’istituzione di una tassa sui robot, che verrebbe applicata alle grandi aziende. Le imprese che decidono di sostituire il lavoro umano con quello delle macchine dovrebbero pagare l’equivalente di cinque anni di tasse per ogni dipendente al quale decidono di rinunciare. Questi fondi sarebbero re-investiti in progetti infrastrutturali e nella creazione di nuovi posti di lavoro.
Secondo de Blasio, “Chi rimarrà disoccupato dovrà probabilmente cambiare settore e acquisire nuove conoscenze ma potrà continuare a percepire un salario e a sentirsi utile alla società”.