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Il deputato Paolo Ciani ha incontrato la 39enne italiana detenuta dall'anno scorso nel carcere di massima sicurezza Gyorskocsi Ucta, con l'accusa di lesioni aggravate
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Ilaria Salis, la 39enne italiana detenuta dal 21 febbraio 2023 nel carcere di massima sicurezza Gyorskocsi Ucta a Budapest, cerca casa nella capitale ungherese. Lo ha raccontato lei stessa al segretario di Demos e deputato dem Paolo Ciani, che da anni si batte per i diritti dei detenuti e che è andato a farle visita nell'istituto penitenziario. "Spero di ottenere gli arresti domiciliari qui a Budapest, perché possa essere una tappa che mi consenta di essere trasferita in Italia. Non fuggirei, ho famiglia", ha detto la Salis al parlamentare. Il padre: "Impresa ardua trovare un appartamento in città". La donna, accusata di lesioni aggravate ai danni di alcuni neonazisti, ha spiegato che da quando il suo caso, con le immagini delle catene in tribunale, è arrivato all'attenzione dell'Italia, le sue condizioni sono leggermente migliorate. Quindi ha chiesto a Ciani di continuare "a occuparvi di me".
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"Trovare una casa a Budapest dove fare scontare a Ilaria i domiciliari è un'impresa ardua - ha detto il padre Roberto Salis -, è veramente molto complicato sia per le condizioni che vengono richieste, a partire da un contratto a tempo indeterminato, sia perché mia figlia viene descritta come una terrorista". Ilaria, ha aggiunto, "è sempre più pallida ed è provata, ma quando ci vediamo proviamo a sorridere il più possibile e lei resta sempre una combattente".
Grazie a un lavoro diplomatico portato avanti "nella dovuta discrezione", il deputato Paolo Ciani ha potuto varcare la porta del carcere di massima sicurezza di Gyorskocsi Ucta, per incontrare Ilaria Salis nella stanza dei colloqui.
La detenuta italiana non aveva le catene. "Le ho spiegato che sono andato a trovarla in quanto parlamentare che rappresenta la Nazione - ha raccontato Ciani -. Lei mi ha detto: 'Mi raccomando onorevole, continui ad occuparsi di me'. Io l'ho sentito come un appello all'Italia". Perché l'attenzione al caso le ha giovato. "Da quando si sono accesi maggiormente i riflettori in Italia - ha spiegato Ciani - ha notato un miglioramento nel trattamento in carcere".
Ciani è segretario di Demos - una realtà legata a Sant'Egidio - eletto alla Camera col Pd. E' riuscito a ottenere il colloquio con Ilaria Salis grazie anche all'intervento dell'ambasciata italiana. L'incontro è durato un'ora: all'inizio con l'ambasciatore. Poi, per cinquanta minuti, Ciani è rimasto faccia a faccia con la 39enne, insegnante di una scuola elementare di Milano. "Ilaria ha testimoniato una grande sofferenza dopo un anno in cella - ha detto Ciani -. Soprattutto relativamente ai primi mesi in isolamento". Negli ultimi mesi ci sono stati miglioramenti. Ma pochi: "Ad esempio - ha evidenziato il parlamentare - mi ha detto che hanno aggiustato una finestra. Solo piccole cose, ma ha notato un miglioramento".
La Salis ora guarda avanti: "Aveva voglia di parlare dell'oggi e del domani, ma nel colloquio è venuto fuori anche l'anno trascorso. Mi ha detto che il suo desiderio è di avere i domiciliari in Italia, ma ha capito che il percorso possono essere i domiciliari qui a Budapest, quindi spera di poter accedere il più presto possibile a questa misura. Il tema è dove. Per questo i genitori avevano già degli appuntamenti per cercare un appartamento in affitto a Budapest". La Salis ha poi assicurato al deputato che "non pensa sia giusto chiamare in causa il pericolo di fuga, perché è una persona con una famiglia, un compagno, un lavoro. Non ha nessuna intenzione di scappare". E poi il timore per quel che succederà in tribunale: "Un'altra preoccupazione di Ilaria Salis è avere un processo equo, perché si parla di pene che possono andare dai 2 ai 24 anni". "Mi hanno detto - ha confidato a Ciani - che qui vicino è comparso un murales che mi ha molto colpito negativamente (la donna è rappresentata con un cappio al collo, ndr). Spero qui si possa avere un processo giusto".