Fotogallery - Ungheria, Ilaria Salis in tribunale: "Trascinata come un cane"
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La maestra 39enne è accusata di aver aggredito due neonazisti nel "Giorno dell'Onore": a loro fu prescritta una prognosi di 5 e 8 giorni, lei rischia di restare in cella fino al 2047
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Il caso Ilaria Salis a Budapest sta scuotendo le coscienze non solo italiane: la scena dell'italiana apparsa in manette, incatenata e coi ceppi alle caviglie in un tribunale nella capitale ungherese fa tornare in primo piano il rispetto dei diritti dell'uomo in Europa. Il caso, dalle accuse mosse a Salis alla scena vista in tribunale, è diventato politica: la Farnesina ha convocato l'ambasciatore magiaro in Italia. Il nostro di ambasciatore invece ha incontrato il ministro della Giustizia ungherese. Dopo che la 39enne è apparsa ancora in manette e in catene nella seconda udienza del processo a suo carico, e la sua richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria è stata respinta dal tribunale di Budapest, i partiti di opposizione italiani hanno attaccato l'esecutivo, chiudendo un intervento urgente. Roberto Salis, Il padre della 39enne, dal canto suo ha affermato che "il governo dovrebbe farsi un esame di coscienza".
È una maestra originaria di Monza di 39 anni in carcere dall’11 febbraio 2023 a Budapest con l’accusa di lesioni aggravate. Salis avrebbe aggredito due neonazisti durante una manifestazione nella capitale ungherese. L’attivista era partita dall’Italia per unirsi a movimenti antifascisti che stavano lavorando a una contromanifestazione in occasione del Giorno dell’Onore.
È una celebrazione che si tiene ogni anno in Ungheria tra il 9 e il 12 febbraio. In quelle giornate la capitale magiara diventa la meta di tutta la galassia dell’estrema destra europea (dai neonazi agli skinheads). Il pretesto è la commemorazione delle gesta di un battaglione nazista che tentò di opporsi all’Armata Rossa nel 1945. Nel 2023 la tensione era particolarmente alta, con stampa internazionale e osservatori neutrali non ben accetti a Budapest.
La previsione era corretta. Il Giorno dell’Onore 2023 è stato contrassegnato da numerosi scontri. Quasi tutti filmati. Uno di questi video ritraeva due neonazisti presi a manganellate l’11 febbraio da un gruppo di contromanifestanti a volto coperto, praticamente irriconoscibili. Per i magistrati ungheresi uno di quei manifestanti era Ilaria Salis, arrestata qualche ora dopo a bordo di un taxi con altre due persone. La prognosi per i due feriti era di 5 e 8 giorni.
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Inoltre la difesa contesta la natura stessa del reato (lesioni personali, non tentato omicidio) e l'aggravante di aver agito “nell'ambito di un'associazione a delinquere” tedesca. Si tratterebbe degli Hammerband di Lipsia, organizzazione anarco-rivoluzionaria guidata dalla 28enne Lina Engel e dal compagno Johann Guntermann.
La Procura ungherese ha ribadito in tribunale la richiesta di condanna a undici anni di carcere in caso di patteggiamento da parte dell'imputata. La maestra però si è sempre proclamata innocente e quindi gli undici anni non sono più una pena possibile. La condanna potrebbe essere anche superiore visto che la donna rischia fino a 24 anni secondo il codice penale magiaro. Il reato di lesioni personali prevede otto anni di carcere, quello di appartenenza a un'organizzazione antifascista altri otto. Secondo il codice ungherese il cumulo dei due reati per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista. Ossia un totale di ventiquattro anni complessivi.
Dimenticata dopo un anno trascorso nelle carceri ungheresi, Ilaria Salis è comparsa lunedì 29 gennaio 2024 in un tribunale a Budapest per la prima udienza del processo. Una scena raccapricciante durata quasi quattro ore. Ilaria Salis era legata per le mani e i piedi, tenuta per una catena e sorvegliata su una panca da due agenti di un corpo speciale di polizia penitenziaria con giubbotto antiproiettile e passamontagna per non essere riconosciuti. I diritti umani possono attendere.
Per descrivere la situazione sono sufficienti le parole del padre, Roberto. "Appena dopo l'udienza siamo riusciti a parlare con lei per dieci minuti, mia figlia è in grado di motivare chiunque - ha spiegato Roberto Salis - ma in un anno è invecchiata di dieci. È pallidissima, ha perso peso, ha le occhiaie e i capelli in un modo che non ho mai visto. Vederla incatenata così è una cosa che nessuno si augura di vedere in vita sua per chiunque, figuriamoci per una figlia”.
Il processo è diventato un caso politico europeo. Il presidente del consiglio Giorgia Meloni il 30 gennaio 2024 ha incontrato il suo omologo Viktor Orban chiedendo il "rispetto dei diritti" e un "giusto processo" per l'imputata italiana pur nel rispetto dell'indipendenza della magistratura. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in contatto con i rappresentanti diplomatici in Ungheria, commentando le immagini delle manette ai polsi e delle catene alle caviglie di Ilaria Salis, ha detto: "Questa volta mi sembra che si sia ecceduto".
Il 31 gennaio 2024, Ilaria Salis ha consegnato al consolato italiano un memoriale di 18 pagine nel quale descrive le sue condizioni in carcere a Budapest. "Sono trattata come una bestia al guinzaglio", uno dei passaggi. "Da tre mesi - scriveva - sono tormentata dalle punture delle cimici nel letto", "l'aria è poca, solo quella che filtra dallo spioncino".
Il 5 febbraio 2025 Tajani e Nordio hanno ricevuto separatamente il padre di Ilaria Salis. I ministri hanno evidenziato che i principi di sovranità giurisdizionale di uno Stato impediscono ogni interferenza nella conduzione del processo e nel mutamento dello status libertatis dell'indagato.
Il 28 marzo 2024 è stata nuovamente respinta la richiesta dei domiciliari per Ilaria Salis, questa volta in Ungheria. In occasione dell'udienza, la 39enne è apparsa nuovamente incatenata e ammanettata.
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La prossima udienza si terrà il 24 maggio: saranno ascoltati una vittima e due testimoni.
Il coimputato di Ilaria Salis, Gabriele Marchesi, è tornato libero. Lo ha deciso il 28 marzo 2024 la Corte d'Appello di Milano, che ha rigettato la richiesta di consegna da parte dell'Ungheria. Il 23enne anarchico, che era strato arrestato nel capoluogo lombardo sulla base di un mandato di arresto europeo, era ai domiciliari da fine novembre.
In Rete esiste una petizione per riportare a casa la nostra connazionale. Già superate le 50mila firme. Nel testo si chiede a governo e Presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo la possibilità di affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati. Il documento è visionabile a questo link.