LA BATTAGLIA

Budapest, il padre di Ilaria Salis: "L'ambasciata in Ungheria sapeva di mia figlia in catene" | L'avvocato: "Finalmente sbloccati i colloqui con i genitori"

Tajani: "Violazione delle norme comunitarie". Il ministro Lollobrigida: "Non ho visto le immagini, non commento". La Russa: "Imputazione mi pare eccessiva"

30 Gen 2024 - 22:27
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"Un duro colpo vedere mia figlia Ilaria trascinata in tribunale in catene. Bisogna tirarla fuori da quel carcere a Budapest". È amareggiato ma determinato il padre di Ilaria Salis, Roberto, dopo aver visto la giovane portata in aula di giustizia, legata mani e piedi, accanto a due agenti incappucciati. "Le immagini parlano chiaro. Ilaria deve ritornare in Italia - continua -. Credo che l'ambasciata italiana abbia partecipato ad almeno quattro udienze in cui mia figlia è stata portata in queste condizioni davanti al giudice". La Farnesina: "Budapest valuti alternative al carcere". E interviene di nuovo anche Tajani: "Questa volta si è ecceduto, è violazione delle norme comunitarie. Vanno chiesti i domiciliari". Dopo gli appelli arrivano buone notizie dall'avvocato della donna: "L'ambasciatore italiano è d'accordo con il trasferimento in Italia, oggi vedrà il ministro della Giustizia ungherese". Ma da Budapest replicano con un tiepido "no comment". Il Servizio carceri del Paese: "Falsità sulle condizioni di Salis". 

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"Mia figlia deve essere portata via"

 Il racconto del padre Roberto Salis: "Sapevo che sarebbe stato emotivamente molto difficile, per me e mia moglie, vederla in catene in tribunale - spiega al "Corriere della Sera" -. Di fronte a questo, certo, non mi fermo, anzi, mi sento sempre più motivato a tirarla fuori di lì". 

L'incontro con Ilaria

  Il padre è riuscito a vedere sua figlia per la prima volta da un anno, "senza un vetro divisorio in mezzo a noi". "È entrata a testa alta, con il sorriso - dice -. Il processo? Lei dice di essere innocente e assicura che lo dimostrerà in aula. Ma il punto è un altro: bisogna tirarla fuori da lì". Inaccettabili, insiste, le condizioni in cui viene detenuta, privata dei diritti fondamentali di una cittadina italiana, in un Paese europeo.

Sbloccati i colloqui con i genitori

 "Fortunatamente per quando riguarda i genitori di Ilaria, la situazione si è sbloccata: i colloqui sono stati vietati per ben 7 mesi. Adesso hanno i colloqui ma solo due al mese che si svolgono con modalità particolari, senza contatto diretto e attraverso un vetro divisorio perché Ilaria è sottoposta a un carcere duro, come il 41bis in Italia, in un carcere di massima sicurezza". Lo ha spiegato l'avvocato Eugenio Losco, uno dei legali di Ilaria Salis.

"Non è civile"

  "Non è civile - attacca - celebrare un processo equo in queste condizioni. Mi sarei aspettato una indignazione trasversale. Invece mi tocca leggere ancora certi titoli che la definiscono 'l'anarchica'. Mia figlia ha preso le distanze da certe posizioni da tempo. Lei è un'antifascista. Punto". 

"L'ambasciata sapeva e non ha detto nulla"

 "Credo che l'ambasciata italiana abbia partecipato ad almeno quattro udienze in cui mia figlia è stata portata in queste condizioni davanti al giudice", ha detto ancora ad Agorà Rai Tre Roberto Salis. "Noi fino al 12 ottobre, quando mia figlia ha scritto una lettera, non avevamo evidenza del trattamento che stava subendo nostra figlia - ha aggiunto -. Gli unici che lo sapevano e non hanno detto nulla sono le persone dell'ambasciata italiana in Ungheria". 

I domiciliari "impossibili"

 Roberto Salis dice che deve incontrare l'ambasciatore in Ungheria ma spiega che, nonostante i contatti di questi mesi con l'ambasciata, non c'è stato nessun risultato. E sulla questione che Ilaria possa restare ai domiciliari nel suo Paese, Salis chiarisce quali ostacoli ci siano: "Ci hanno detto che, dal momento che è una legge del 2009 mai applicata, allora non si può attuare". 

La Russa: "Imputazione mi pare eccessiva"

   "Mi pare un'imputazione eccessiva". Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, parlando delle accuse per Ilaria Sali. E ha aggiunto: "Mi auguro che possa essere assolta o l'accusa derubricata". 


"La nostra legge vieta che venga esibito il detenuto con le manette e in condizioni di umiliazione mentre questo non è avvenuto in Ungheria. Su questo credo sia giusto intervenire". E poi ha aggiunto: "Non si deve umiliare il detenuto, avere rispetto della dignità della persona anche quando è detenuta per reati gravi". 
     

Tajani: "Violazione delle norme comunitarie"

 Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parole dure per il trattamento riservato all'insegnante a Budapest e dice, in un'intervista a Radio Anch'io: "Questa volta mi sembra che si sia ecceduto. Questa è violazione delle norme comunitarie e non è in sintonia con la nostra civiltà giuridica. Gli avvocati devono chiedere gli arresti domiciliari in Italia". Il vicepremier precisa inoltre che anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha incontrato il padre di Ilaria e sta seguendo da vicino il caso. 

"Orban non decide i processi"

 "Se ho parlato con Meloni" del caso "visto il rapporto che c'è con Orban? Se vogliamo parlare in punta di diritto, Orban non c'entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente", osserva poi Tajani. "Il problema - spiega il titolare della Farnesina - è vedere se sono state rispettate le regole prima o dopo, non è che noi possiamo intervenire, l'Ungheria è uno Stato sovrano. Noi possiamo soltanto fare delle proteste" sulle modalità di trattamento dei detenuti.

Farnesina: Budapest valuti alternative al carcere

 E proprio su istruzioni di Tajani, il segretario generale della Farnesina, ambasciatore Riccardo Guariglia, ha convocato al ministero degli Esteri l'incaricato d'Affari della Repubblica di Ungheria. "Nel ribadire la protesta del governo italiano per le condizioni" in cui Ilaria Salis è detenuta e viene trattenuta nelle udienze, Guariglia "ha espresso la ferma aspettativa del governo" affinché alla Salis sia accordato "al più presto un regime di custodia cautelare in linea con la normativa europea, incluse misure alternative alla detenzione in carcere". 

Garante detenuti attivato per evitare catene su Salis

  In Italia il Garante dei detenuti si è attivato, in contatto con gli omologhi meccanismi in Ungheria e con l'Ue, per un intervento preventivo sulla tutela del detenuto, affinché siano eliminate tutte le misure inumane e degradanti, come le catene ai polsi ai piedi della 39enne milanese. 

Il Servizio carceri in Ungheria: "Falsità sulle condizioni di Salis"

 "Le accuse mosse dai media italiani e ungheresi" sulle condizioni della detenzione di Ilaria Salis "sono false e l’organizzazione carceraria le respinge con forza". E' quanto si legge in una nota del Servizio statale penitenziario ungherese, che bolla come "triste e immorale il fatto che queste calunnie siano riportate dalla stampa senza consultare la controparte". La nota cita le accuse di Carmen Giorgio, ex compagna di cella di Salis, che ha raccontato di letti pieni di cimici, topi, di maltrattamenti e uso di catene. "Una prigione è  una prigione perché non fornisce i servizi di un albergo a pù stelle - scrivono ancora i vertici del Servizio carceri -. Diamo ai detenuti tre pasti al giorno e la qualità non è certo vicina allo standard di un ristorante stellato Michelin, ma soddisfa i requisiti di una dieta sana". Il sistema penitenziario ungherese è sotto la supervisione del ministero dell'Interno. 

Il difensore di Ilaria Salis: "L'ambasciatore italiano chiederà i domiciliari al ministro della Giustizia"

 Dopo gli appelli arrivano buone notizie da Eugenio Losco, uno dei legali italiani di Ilaria Salis, da 11 mesi detenuta in Ungheria con l'accusa di aver partecipato all'aggressione a due estremisti di destra.  "C'è stato un primo incontro con l'ambasciatore Manuel Jacoangeli e per la prima volta c'è un concreto interesse ad appoggiare la nostra richiesta che Ilaria torni a casa e sia liberata. E questo si può realizzare con la misura dei domiciliari in Italia. Oggi l'ambasciatore ha un primo incontro al ministero della Giustizia ungherese che affronterà il caso", afferma il legale.

Ungheria: "No comment, caso delicato"

 "Non commentiamo, sono questioni delicate". E' quanto spiegano fonti diplomatiche ungheresi interpellate sul caso della detenzione di Ilaria Salis. Budapest non conferma inoltre che ci sia in programma un bilaterale per discutere del caso tra il premier Giorgia Meloni e il primo ministro ungherese, Viktor Orban, a margine del vertice dei 27 di giovedì a Bruxelles.

M5s chiede un'informativa urgente a Meloni sul caso Salis

 Intanto il caso Salis infiamma il dibattito politico e il Movimento 5 Stelle, attraverso le parole del Capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, chiede un'informativa urgente al premier Meloni: "La gravità della situazione richiede informazioni e interventi immediati. Vogliamo capire se il governo, tramite la Farnesina, già sapeva delle condizioni di Ilaria. Ci auguriamo che Giorgia Meloni metta gli interessi dei cittadini italiani prima di quelli di Orban".

Opposizioni in capigruppo Senato: Meloni riferisca

 Tutte le opposizioni hanno inoltre chiesto, durante la capigruppo del Senato, che si svolga un'informativa di Giorgia Meloni in Aula sulla vicenda Salis. A riferirlo sono stati i presidenti dei gruppi di minoranza al termine della riunione. 

Lollobrigida: "Non ho visto le immagini, non commento"

 Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. "Non ho visto le immagini, ora lo farò. Non commento cose che non ho visto".

Amnesty: norma europea su domiciliari, ma controversa

 Sulla vicenda Salis, il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha spiegato che "potrebbe essere applicata una norma del 2009 del Consiglio europeo sul reciproco riconoscimento delle decisioni sulle 'misure alternative alla detenzione cautelare', che in questi casi prevede per il detenuto una serie di misure alternative, come i domiciliari. Essa potrebbe non necessariamente essere applicabile solo a condanna definitiva, ma anche prima. È sicuramente un discorso controverso, perché una recente sentenza della Cassazione ha sottolineato che - nell'ambito applicativo - il relativo decreto legislativo del 2016 si riferisce esclusivamente alle misure cautelari non detentive". 

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