FAMOSO PER LE EVASIONI DAL CARCERE

Ilir Paja, preso in Albania il latitante "Ufo" condannato in Italia

Condannato a 24 anni in Italia per omicidio, il 49enne albanese è famoso per le sue evasioni dal carcere. Da qui il motivo del soprannome

05 Nov 2022 - 12:16
 © Ansa

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Il latitante Ilir Paja, meglio noto come "Ufo", è stato arrestato in Albania. Il 49enne era stato condannato a 24 anni in Italia per omicidio ed è famoso per le sue evasioni dal carcere. Da qui il motivo del soprannome, inteso come "qualcosa che scompare all'improvviso". L'arresto è avvenuto nell'ambito alla fine dell'operazione "Dangerous", grazie alla cooperazione internazionale di polizia svolta dalla Direzione centrale della polizia criminale.

Paja era scomparso da diversi anni ed era ricercato dalla polizia italiana e tedesca per aver commesso omicidi in entrambi i Paesi. In Italia, sono rimaste famose le rocambolesche fughe dalle varie carceri.

La fuga da un'ambulanza - Nel 2007 fece molto scalpore la sua "movimentata" fuga da un'ambulanza, con cui veniva trasferito da un carcere a un altro, in un'area di servizio dell'autostrada A1. "Ufo" simulò un malore per far avvicinare il capo scorta alla barella e, dopo averlo preso a testate, riuscì a sfondare la porta dell'ambulanza e sparire nei boschi limitrofi nonostante corresse a piedi nudi e con un braccio fratturato.

"Psicopatico e disumano" - I comportamenti violenti del latitante "al limite della psicopatia", hanno affermato gli inquirenti dopo la cattura, "hanno evidenziato una spietatezza disumana nel giro di prostitute rumene che gestiva e contro cui si divertiva a esplodere colpi d'arma da fuoco mancandole di un soffio".

La cattura a Tirana - La lunga latitanza di Paja si è conclusa il 3 novembre davanti allo specchio di un negozio di barbiere a Tirana, in zona Laprak. Qui gli investigatori italiani e albanesi, che da giorni erano sulle sue tracce, data l'esecutività della sentenza italiana, avevano predisposto un capillare servizio di osservazione. Gli investigatori sapevano che il ricercato non rinunciava al rito della barba e, quando lo hanno visto arrivare, prima lo hanno fatto accomodare e poi hanno fatto irruzione senza dargli neanche il tempo di tentare l'ennesima fuga.

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