DURO COLPO AL GOVERNO

Immigrazione, la Corte suprema britannica dichiara illegale il "piano Ruanda"

Colpo d'arresto per lo schieramento conservatore del premier Sunak. Il progetto prevedeva il trasferimento di quote di richiedenti asilo in Africa a scopo dissuasivo

15 Nov 2023 - 22:43

Il "piano Ruanda" sull'immigrazione, voluto dal governo britannico, è stato dichiarato illegale dalla Corte suprema del Regno Unito. Il progetto prevedeva il trasferimento di quote di richiedenti asilo in Africa a scopo dissuasivo. Il no della Corte suprema è un duro colpo d'arresto per l'esecutivo conservatore del premier Rishi Sunak e per la sua promessa di fermare gli sbarchi sulle coste inglesi. Lo stesso Sunak ha quindi annunciato: "Il governo ha lavorato a un nuovo patto con il Ruanda e lo finalizzeremo alla luce di questa sentenza. Il mio impegno a fermare le barche di migranti resta incrollabile".

© Tgcom24

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Perché il piano Ruanda è stato dichiarato "illegale"

 I cinque supremi giudici all'unanimità hanno così respinto il ricorso presentato dal ministero dell'Interno e confermato il precedente verdetto della Corte d'Appello di Londra secondo cui il Ruanda non può essere considerato un Paese terzo sicuro. È infatti possibile che le autorità di Kigali rimandino i migranti nel loro Paese d'origine da cui erano fuggiti: in questo modo il controverso piano viola le leggi sui diritti umani, lasciando potenzialmente le persone inviate in Ruanda esposte a rischi.

Smacco al premier Sunak e all'ex premier Johnson

 Si tratta di uno smacco bruciante non solo per il premier Sunak, ma anche per la ex ministra degli Interni, Suella Braverman, da poco silurata per un suo duro attacco ai vertici di Scotland Yard. Da paladina della linea dura contro l'immigrazione illegale, la Braverman aveva definito un "sogno" la possibilità di vedere un giorno partire il primo aereo carico di richiedenti asilo verso l'Africa. Esultano invece le associazioni per la difesa dei rifugiati, secondo cui si tratta di una "vittoria per l'umanità". Il piano, introdotto durante l'esecutivo di Boris Johnson e concordato (a pagamento) con il governo di Kigali, aveva ricevuto inizialmente il via libera preventivo di un giudice dell'Alta Corte, a dispetto dei ricorsi presentati dalle persone coinvolte e da organizzazioni di difesa dei diritti umani, oltre che delle critiche rivolte al progetto da più parti, Onu inclusa. Ma il primo trasferimento - previsto per 43 persone, ridotte poi a sette - era stato successivamente bloccato da un verdetto a maggioranza dei giudici d'appello, fino alla decisione finale affidata alla Corte.

Cos'è e cosa prevede il piano Ruanda sull'immigrazione

 L'accordo con il Ruanda è stato siglato nell'aprile 2022 dalla ministra degli Interni Priti Patel durante il governo Johnson e prevede finanziamenti al governo del Ruanda in cambio dell'esternalizzazione della gestione di migranti e richiedenti asilo. Con l'intesa si certificava l'ok a trasferire alcuni migranti che arrivano nel Regno Unito nel Paese africano, dove le richieste di asilo verrebbero esaminate. Se le richieste dovessero essere accolte, i migranti rimarrebbero in Ruanda.

Come funziona il trasferimento di migranti in Ruanda

 Secondo Downing Street, il piano Ruanda "farà sì che le procedure di richiesta di asilo da parte dei migranti che fanno viaggi pericolosi o illegali, su piccole imbarcazioni o nascosti nei camion, siano processate nel Paese africano. Chi vedrà la propria richiesta accettata potrà costruire una nuova, prosperosa vita in una delle economie che crescono più rapidamente, riconosciuta per il modo in cui accoglie e integra i migranti". In cambio, il Ruanda dovrebbe ricevere circa 120 milioni di sterline. L'accordo era rimasto in sospeso perché impugnato da alcune Corti minori. Risultato: i voli di trasferimento verso il Ruanda erano stati bloccati, anche se la costruzione dei centri per migranti è proseguita senza apparenti intoppi.

Sunak: "La sentenza sul Ruanda non è il risultato che volevamo"

 La sentenza della Corte Suprema sul piano di deportazione dei migranti illegali dal Regno Unito al Ruanda "non è il risultato che volevamo", ha commentato il primo ministro. "Prendiamo atto di questo giudizio e ora considereremo i prossimi passi. Questo non era il risultato che volevamo, ma abbiamo passato gli ultimi mesi a pianificare ogni eventualità e rimaniamo completamente impegnati a fermare gli sbarchi e l'immigrazione illegale". Secondo Sunak, è stata inoltre confermata la legittimità dell'invio dei migranti verso un Paese terzo sicuro su cui si basa il piano del governo Tory, sebbene il Ruanda per la giustizia del Regno Unito non rispetta le prerogative di sicurezza richieste.

"Legge d'emergenza per affermare che il Ruanda è sicuro"

 Il Regno Unito vuole introdurre una legge di emergenza "per affermare che il Ruanda è un Paese terzo sicuro", ha dichiarato ancora Sunak. "Non permetterò che un tribunale straniero blocchi questi voli. Sono pronto a fare ciò che è necessario per farli decollare".

Cosa vogliono i cittadini del Regno Unito

 Gli elettori del Regno Unito hanno chiesto una politica "audace e ambiziosa" contro l'immigrazione illegale. È quanto ha dichiarato il nuovo ministro dell'Interno britannico, James Cleverly, aggiungendo: "La nostra partnership con il Ruanda, per quanto coraggiosa e ambiziosa, è solo una parte di una serie di misure per fermare i barconi e contrastare l'immigrazione clandestina. Esamineremo attentamente la sentenza odierna per comprendere le implicazioni e i prossimi passi. E continueremo a cercare ogni strada possibile per interrompere il vile modello di business delle bande criminali che mettono a rischio vite innocenti per il proprio guadagno finanziario".

Genocidio in Ruanda, al via il processo contro Sosthene Munyemana

 Intanto si è aperto a Parigi il processo a carico di un medico ruandese per il suo presunto ruolo nel genocidio del 1994 in Ruanda. Sosthene Munyemana, 68 anni, è accusato di genocidio, crimini contro l'umanità e complicità in tali crimini. Si prevede che oltre 60 persone testimonieranno al processo. In caso di condanna l'imputato, che nega ogni illecito, rischia l'ergastolo. Dal settembre 1994 Munyemana vive in Francia, dove ha vissuto e lavorato come medico fino al recente pensionamento. Munyemana, che al momento del genocidio ricopriva l'incarico di ginecologo nel distretto di Burate, è accusato di aver firmato nell'aprile 1994 "una mozione di sostegno al governo ad interim" che supervisionò il genocidio e di aver partecipato a un comitato locale e a riunioni che organizzavano retate di civili tutsi. L'uomo è anche accusato di aver detenuto civili di etnia Tutsi "senza cure, igiene e cibo" nell'ufficio dell'amministrazione locale che, all'epoca, era "sotto la sua autorità". Non solo: è accusanto anche di aver trasmesso "istruzioni delle autorità alla milizia locale e ai residenti che portassero a la retata dei Tutsi", tra le altre cose. Questo è il sesto caso legato al genocidio ruandese che arriva in tribunale a Parigi. Il processo durerà fino al 19 dicembre. Durante il genocidio del Ruanda, tra l'aprile e il luglio 1994, furono uccisi più di 800 mila Tutsi e Hutu moderati.

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