Doveva essere il giorno dello stop alle cure per il 38enne in stato vegetativo. E invece ogni intervento è stato rinviato dall'equipe medica
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Per Vincent Lambert, l'uomo tetraplegico di 38 anni, da otto in stato vegetativo in seguito a un grave incidente stradale, doveva essere l'ora della sospensione delle cure. La moglie aveva ottenuto l'ok affinché venissero interrotti i trattamenti terapeutici che lo tengono artificialmente in vita in un ospedale di Reims, in Francia. E invece no: tutto è stato rinviato a data da definirsi.
La spina non si stacca - Vincent resta in vita. La spina non viene staccata. L'equipe medica responsabile delle sue cure ha fatto sapere che "mancano le necessarie condizioni di serenità e sicurezza" per avviare lo stop di alimentazione e idratazione artificiale, ha annunciato nel pomeriggio l'equipe medica, rinviando ogni decisione. E così, almeno fino a quando la giustizia non avrà definito un "rappresentante legale" del paziente, ha fatto sapere Daniela Simon, capostruttura della squadra di medici che segue Vincent, probabilmente esasperata dalle divisioni all'interno della famiglia.
La dottoressa: "Ritrovare uno scambio sereno" - La dottoressa ha avvertito che ora è più che mai necessario il ripristino di "uno scambio sereno, nell'interesse del paziente", all'interno del nucleo familiare. Ma anche del personale sanitario, che sarebbe oggetto di "minacce". Tanto da indurre la dottoressa a chiedere una "protezione giudiziaria" per l'insieme dell'equipe e per lo stesso Vincent, che secondo i genitori sarebbe a rischio "rapimento".
Un caso che richiama alla memoria quello di Eluana Englaro, e che ha profondamente lacerato la famiglia in due opposte fazioni. Da una parte i genitori, cattolici praticanti e fortemente contrari a quella che ritengono "un'eutanasia mascherata". Per Pierre e Viviane non c'è dubbio: Vincent non è in fin di vita, ma solo disabile. Opposta la posizione della moglie Rachel e dei sei fratelli e sorelle di Vincent, secondo i quali è arrivato il momento di lasciarlo andare con dignità: "Soffre di lesioni celebrali irreversibili, non comunica con l'esterno e per lui non c'è più alcuna speranza di guarigione".
Dopo l'ok allo stop dei trattamenti pronunciato della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo il 5 giugno, in seguito all'analogo parere del Consiglio di Stato, la Francia intera si attendeva che venisse annunciato il definitivo "accompagnamento" di Vincent verso la dolce morte, in conformità con la legge Leonetti contro l'accanimento terapeutico. E invece si è scelto a sorpresa di rinviare ogni decisione, affidandosi ancora una volta alla giustizia.
In lacrime la moglie Rachel: "Non riesco a capire. E' stato un cammino difficile ma ero convinta che dopo la sentenza della Corte di Strasburgo la volontà di Vincent sarebbe stata finalmente rispettata. E invece non è così", ha dichiarato all'uscita dell'ospedale. Soddisfatta invece la mamma Viviane: "Nostro figlio è vivo, vogliamo proteggerlo. Ora l'ideale sarebbe trasferirlo in un altro centro".
Sostegno ai medici è stato espresso dal ministro della Salute, Marisol Touraine. Mentre il caso riaccende la militanza dei comitati pro-life. Blog influenti come "Riposte catholique" e movimenti come il "Printemps francais" si sono uniti alla battaglia dei genitori. Il "comitato di sostegno a Vincent" ha indetto una manifestazione a Reims. Mentre sui social network spuntano "proposte per salvarlo" dalla morte. C'è di tutto: dal "blocco delle forniture alimentari" fino al sequestro di "uno o più componenti della Corte europea", a cui non viene perdonato di essersi espressa per la prima volta nel dibattito sul fine vita a favore dell'interruzione dei trattamenti. Un'ipotesi che è stata dunque rinviata a data da definire. E chissà quando (e se) arriverà.