La Zomato ha annunciato il provvedimento che varrà per le dipendenti donne e i dipendenti trans di tutti i Paesi in cui opera
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Per le donne che lavorano per la multinazionale indiana Zomato, "quei giorni" saranno meno problematici. L'azienda che offre servizi online per il food delivery ha infatti deciso di introdurre il congedo mestruale: si tratta di dieci giorni pagati all'anno per le dipendenti donne e per i dipendenti transgender di tutti i Paesi in cui opera.
Secondo alcune ricerche la dismenorrea, ovvero soffrire di un ciclo doloroso, è un disturbo che affligge il 20% delle donne. Donne che non potendo usufruire ogni mese di un permesso per malattia, devono comunque andare al lavoro in condizioni fisiche debilitanti. L'introduzione del congedo mestruale mira a evitare proprio questo e allo stesso tempo, secondo il fondatore e amministratore delegato Deepinder Goya, a favore di "una cultura basata sulla fiducia, la verità e l'accettazione".
L'obiettivo della misura, infatti, oltre che a garantire il diritto di assentarsi al lavoro mira a sollevare le donne dall'imbarazzo di dover giustificare la propria condizione ogni volta. Le dipendenti sono inoltre invitate a segnalare a un indirizzo mail dedicato i casi di molestie o commenti sgradevoli da parte di colleghi (e anche colleghe) riguardo alla scelta di usufruire del congedo.
La Zomato opera in ventiquattro Paesi, Italia inclusa (qui però non ha dipendenti), e conta circa 4mila impiegati, il 35% dei quali sono donne. Per quanto riguarda il numero dei giorni scelto, ovvero 10, la multinazionale lo ha spiegato con un calcolo basato sul numero totale medio di cicli all'anno (14) e le possibilità che i giorni di dismenorrea siano durante il weekend. L'ulteriore considerazione è che sui giorni totali di ciclo, in genere dai tre ai cinque, quello di dismenorrea sia uno solo.
Nonostante venga caldeggiato da molte associazioni che si occupano di diritti femminili, il congedo mestruale è adottato in pochissimi Paesi e pochissime aziende. Anche per molti ne vedono il rovescio della medaglia: secondo i suoi detrattori infatti finirebbe con il danneggiare le donne rendendole meno competitive sul mercato del lavoro.