Esibendosi con velo e scarpe da ginnastica, le tre giovanissime del gruppo Voice of Baceprot cantano per promuovere la parità di diritti. Ma devono fare i conti con gli integralisti
Siamo a West Java, Indonesia. Una delle zone più rurali in uno dei Paesi più musulmani del mondo. Qui, lontano anni luce da concetti come tolleranza, parità di diritti ed emancipazione femminile, tre ragazzine di religione islamica hanno impugnato la chitarra e formato un gruppo heavy metal, sfidando la volontà della famiglia e i canoni di una società che apprezza il rock solo se suonato oltreoceano, magari dai Metallica o dagli Scorpions, non certo da delle adolescenti col velo. Che finiscono così per essere etichettate come blasfeme, diventando bersaglio facile per chi ha fatto dell'integralismo islamico la propria ragione di vita.
L'identikit - Le Voice of Baceprot (letteralmente 'la voce del rumore') hanno tra i 15 e i 17 anni e si sono conosciute sui banchi di scuola. Merito di un appassionante corso di musica e di una professoressa illuminata, Firdda, Eusi e Widi – rispettivamente voce e chitarra, batteria, basso - hanno iniziato a provare di nascosto per aggirare il divieto imposto dai genitori e sfuggire agli occhi indiscreti dei vicini. Esibendosi in jeans, scarpe da ginnastica e velo, le piccole rocker cantano messaggi sull’uguaglianza, convinte che suonare metal e indossare l’hijab (il velo che copre capo e spalle) non siano concetti che debbano necessariamente escludersi a vicenda.
L'odio degli integralisti islamici - Nonostante il considerevole numero di fan e il successo di video diventati virali in Rete, le difficoltà non sono mancate. E tuttora sussistono. Ricatti, dispetti, vere e proprie minacce di morte costringono il trio a un quotidiano fatto non solo di riflettori e applausi, ma anche di spiacevoli episodi: “Una sera, tornando in motorino dalla sala prove, ci hanno lanciato addosso sassi e pietre, avvolti in fazzoletti di carta su cui erano scritti insulti”, spiega Firdda al "New York Times". Giudicandole blasfeme e non in linea con la condotta che ogni “brava musulmana” dovrebbe adottare, alcuni sostenitori dell’Islam radicale non hanno esitato ad ammonire le ragazze con messaggi di morte: “Se incidete un album ve lo bruciamo” oppure “vi decapitiamo”, racconta ancora la cantante.
L'album d'esordio - Complice il sostegno del pubblico, l’amore per la musica e un ritorno economico che non va tralasciato - reso possibile dai concerti tenuti in giro per il Paese -, il gruppo sta registrando il suo primo disco. Un album già anticipato da hit come “The Enemy of Earth Is You”, diventata un grande successo in Indonesia e trasmessa in versione live sulla televisione nazionale. Segno che, forse, per una delle nazioni-roccaforti del Corano, in passato più volte bersaglio di attentati terroristici, potrebbe esistere un’altra faccia della medaglia. E cioè quella di una nazione moderata in cui le bambine non sono costrette a sposarsi a 15 anni.