Recuperati oltre 2mila corpi, gli altri potrebbero essere intrappolati sotto le macerie. Le aree più danneggiate diventeranno fosse comuni
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Mancano all'appello 5mila persone, ma a due settimane dallo tsunami in Indonesia cessano le ricerche. Secondo le stime ufficiali sono stati recuperati oltre 2mila corpi delle vittime e il resto dei dispersi potrebbero essere rimasti intrappolati sotto le macerie di interi villaggi distrutti. Il governo indonesiano aveva dichiarato che le aree più danneggiate non sarebbero state toccate, diventando di fatto delle fosse comuni. Adesso l'annuncio dell'interruzione delle ricerche.
La conta delle vittime - L'ultimo bollettino ufficiale a seguito del sisma e dello tsunami che lo scorso primo ottobre hanno devastato l'isola di Sulawesi e, in particolare, la città di Palu, parlava di 2.065 vittime e di 650 dispersi. La conta dei morti, però, potrebbe raggiungere numeri molto più pesanti. Le aree di Balaroa, Petobo e Jono Oge, le più colpite dell'isola, sono state distrutte dalla liquefazione del terreno. Un fenomeno causato dal sisma violentissimo che trasforma il suolo in sabbie mobili. Di conseguenza alcune case, ormai sprofondate, sono invisibili alle riprese aeree.
La fine delle ricerche - La data era prevista inizialmente per venerdì scorso, poi è stata posticipata di quasi altri sette giorni. La possibilità di trovare dei superstiti è ormai considerata quasi nulla. La fine delle operazioni, annunciano le autorità indonesiane, è stata onorata con una preghiera di massa nei quartieri più colpiti. Ma le ricerche potranno proseguire in autonomia da parte dei volontari, anche quelli giunti dall'estero.
La terra trema ancora – Nella notte tra mercoledì e giovedì si è registrata un'altra scossa di magnitudo 6 che ha causato tre morti nell'isola di Madura. "A molte vittime è crollata la casa addosso nel sonno", ha spiegato Sutopo Purwo Nugroho, portavoce della National Disaster Mitigation Agency.
La raccolta fondi – L'Unicef , intanto, ha lanciato un appello per la ricerca di fondi per rispondere ai bisogni umanitari immediati dei bambini per i prossimi sei mesi. L'obiettivo, secondo le stime, è quello di fornire servizi idrici, igienico-sanitari, quelli per la salute, la nutrizione, l'istruzione e la protezione dell'infanzia a circa 475mila bambini. "La nostra priorità maggiore al momento è assicurare che i bambini ricevano aiuti salvavita – ha dichiarato Debora Comini, rappresentante Unicef per l'Indonesia – ma i prossimi 6 mesi saranno fondamentali: lavoreremo per assicurare che ogni bambino colpito abbia un'equa opportunità di continuare il suo percorso di ripresa in corso e di ricostruire la sua vita in un ambiente sicuro e favorevole".