Inondazioni in Libia, le foto satellitari
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Aperta un'inchiesta sul crollo delle dighe. Onu: il bilancio è di oltre 11.400 morti. Cresce anche l'allarme di possibili epidemie
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In Libia, una settimana dopo le inondazioni che hanno colpito il Paese, una famiglia di cinque persone è stata estratta viva dalle macerie sotto le quali era intrappolata. Il salvataggio è avvenuto in una zona vicino a Derna. Intanto, è diventato virale il video di un giovane che cerca la mamma tra le macerie e riesce a registrare la sua voce. Il filmato, la cui data è imprecisata, ha rinvigorito le residue speranze di trovare altri sopravvissuti nelle zone colpite dal disastro.
Le catastrofiche inondazioni causate una settimana fa in Libia dalla tempesta Daniel hanno provocato almeno 11.300 morti a Derna, nell'est del Paese. Lo ha annunciato l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), aggiungendo che il disastro ha causato la morte di 170 persone anche in altre località della Libia orientale. La tempesta Daniel, che si è abbattuta nella notte tra domenica 10 e lunedì 11 settembre sulla cittadina di 100.000 abitanti, ha provocato la rottura di due dighe a monte dando il via a un'inondazione delle dimensioni di uno tsunami lungo lo uadi che attraversa la città. Il ministro della Sanità dell'amministrazione della Libia orientale Othman Abdeljalil ha riferito ieri sera di 3.252 morti.
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Il procuratore generale ha annunciato l'apertura di un'inchiesta sul crollo delle due dighe che ha causato la catastrofica alluvione a Derna. Secondo la prima ricostruzione dei fatti, le dighe cedute sono state costruite alla metà degli anni '70 da un'azienda della Jugoslavia, in base ai requisiti di sicurezza dell'epoca. Il sindaco di Derna ha ammesso che la manutenzione delle dighe non è stata effettuata correttamente dal 2002. I bombardamenti della Nato, la successiva guerra civile e i disordini hanno solo peggiorato la situazione. Negli ultimi anni, diversi scienziati hanno espresso forti preoccupazioni in relazione agli invasi, chiedendo un intervento urgente.
Per la manutenzione delle dighe erano stati stanziati dieci anni fa oltre due milioni di dollari. Soldi forse finiti altrove. I lavori di riparazione, iniziati addirittura nel 2010, si erano interrotti pochi mesi dopo. Per l'Onu, se la Libia avesse avuto un adeguato sistema di allerta meteo, la tragedia avrebbe potuto essere evitata, o per lo meno si sarebbe potuto lanciare un ordine di evacuazione efficace.
Non solo le migliaia di morti. In Libia adesso il rischio è rappresentato dalle possibili epidemia. Le autorità locali hanno iniziato un programma di vaccinazioni, prima i soccorritori e il personale sanitario, poi i minori mentre si cerca di distribuire acqua potabile, cibo e medicinali. Claire Nicolet, portavoce di Medici Senza Frontiere spiega che "l'aspetto che più l’ha colpita è stato vedere come le persone sono scioccate e traumatizzate. Nei centri sanitari in questo momento manca il personale. Moltissimi sono morti oppure non sono in grado di lavorare".
Già nei giorni scorsi il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, aveva escluso che tra le migliaia di morti vi fossero nostri concittadini.