I familiari del giovane chiedono che venga fatta giustizia: "Chiediamo risposte chiare basate su accertamenti rigorosi"
Un testimone ha detto di aver visto portare via dalla vettura della polizia che ha investito e ucciso a Palma di Maiorca il 35enne sardo Mario Decandia "una bottiglia d'alcol". Lo riporta il giornale locale Diario de Mallorca. In particolare, stando a La Nuova Sardegna, si sarebbe trattato di vodka. L'agente alla guida era stato sottoposto all'alcoltest, che era risultato negativo. Intanto, le indagini, che inizialmente erano condotte dalla polizia locale, sono state affidate alla Guardia Civil, la polizia militare spagnola, per garantire l'imparzialità delle procedure.
Il testimone è un turista inglese, il quale ha raccontato che dopo l'incidente "sono arrivate altre auto della polizia e alcuni agenti hanno portato via dalla vettura una bottiglia di vodka". Dopo essersi accorto che la sua testimonianza non era contenuta nel verbale degli agenti locale, il giovane si è rivolto alla Guardia Civil. Inoltre, sempre secondo quanto riporta il quotidiano locale, "la centrale operativa non aveva chiesto all'agente alla guida del veicolo di intervenire su alcuna emergenza".
Un'altra testimone, una collaboratrice di Decandia, ha invece detto che "l'auto della polizia locale ha frenato in ritardo, ha perso il controllo e si è portato via panchine, un lampione e i nostri colleghi, che stavano uscendo dal lavoro e tornando a casa. E, tra l'altro, l'auto non aveva le luci di emergenza".
La famiglia: "Vogliamo giustizia" - I familiari del giovane chiedono che venga fatta giustizia. "Il nostro interesse in questo momento è portarlo a casa - ha detto Nicola Decandia, il fratello della vittima - ma sui giornali locali abbiamo letto un sacco di notizie, alcune contraddittorie. Ci sono zone d'ombra in questa inchiesta. La prima è come mai, come riferiscono alcuni testimoni, i poliziotti arrivati sul luogo dell'incidente si siano presi la premura di perquisire l'auto dei colleghi. Anche il dettaglio rispetto alle luci di emergenza e delle sirene accese o spente non è chiaro".
I familiari del giovane rimarcano con forza di non avere niente contro le autorità straniere. "Non proviamo odio per quanto è successo - riprende Decandia - ma soltanto tanto dolore per aver perso il nostro caro Mario. Questo, però, non significa che rinunciamo a volere un'indagine accurata. Chiediamo risposte chiare basate su accertamenti rigorosi. E le domande cui vogliamo risposta sono tante. Se c'è dolo, colpa o imperizia, vogliamo che sia scritto. Che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Per me c'è una colpa palese, e non vorrei che finisse tutto sotto il tappeto".
E ancora: "Sarebbe interessante capire a che punto è l'indagine, e se dopo l'alcol test sul posto i colleghi della polizia locale abbiano fatto anche le analisi del sangue in ospedale al loro collega che guidava il mezzo. Ecco chiediamo che venga fatta piena chiarezza. Nessuno ci restituirà Mario, ma se c'è qualcuno che ha sbagliato deve assumersi le proprie responsabilità".
Negli ultimi giorni la famiglia del 36enne è stata ricoperta di dimostrazioni di affetto e vicinanza. "Ci sono persone che hanno fatto tanto per la nostra famiglia - conclude il fratello della vittima - come l'azienda per la quale lavorava Mario, che ci ha supportato mettendoci a disposizione un avvocato del posto. E poi anche le istituzioni italiane sul posto ci stanno aiutando in tutto e per tutto".