Ali Daei è uno dei personaggi famosi che hanno dato il proprio sostegno alle proteste nazionali del popolo iraniano scoppiate dopo l'uccisione della 22enne Mahsa Amini
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In Iran le autorità hanno costretto un volo della Mahan Air, il W563 partito da Teheran e diretto a Dubai, ad atterrare sull'isola di Kish. A bordo c'erano anche la moglie e il figlio dell'ex calciatore e allenatore Ali Daei, oggetto di minacce dopo aver espresso il suo appoggio alle proteste in corso da 100 giorni dopo l'uccisione della 22enne Mahsa Amini. Secondo il sito Iran International, alla donna e al bambino è stato impedito di lasciare il Paese.
Daei ha confermato che le autorità iraniane "hanno costretto la mia famiglia a scendere dall'aereo, ma non li hanno arrestati". "Non comprendo questo comportamento. Mia moglie e mia figlia sono salite legalmente sull'aereo a Teheran, e avevano in programma di visitare Dubai per alcuni giorni e poi tornare in Iran. Ma l'aereo è stato costretto a rientrare con tutti i passeggeri. Era una caccia al terrorista?", ha detto l'ex campione.
Secondo le agenzie di stampa iraniane Tasnim e Isna, la moglie di Ali Daei non poteva lasciare l'Iran "perché ha invitato la gente a partecipare allo sciopero nazionale". Il Supremo consiglio per la sicurezza nazionale le aveva quindi vietato di partire da Teheran con un ordine esecutivo. Ali Daei, figura ormai leggendaria del calcio iraniano, ha firmato più di cento gol con la maglia della nazionale e ha giocato in Germania con l'Arminia Bielefeld, il Bayern Monaco e l'Hertha Berlino. E' stato nelle scorse settimane uno dei primi sportivi a schierarsi contro la repressione del regime iraniano.
Intanto nel Paese continuano le esecuzioni della pena capitale. Due uomini condannati per omicidio, Elias Raisi e Ayoub Rigi, sono stati impiccati sabato a Zahedan, nella provincia del Sistan-Baluchestan. Uno dei due aveva commesso un omicidio durante una lite familiare due anni fa, mentre l'altro aveva ucciso a colpi di arma da fuoco un uomo con il quale aveva problemi personali. L'esecuzione è stata eseguita dopo che le famiglie delle vittime hanno rifiutato la clemenza e chiesto l'applicazione della Qesas, la punizione islamica dell'"occhio per occhio".