I personaggi dello sport e della cultura continuano a protestare contro l'hijab. Intanto secondo l'ong Ihr, almeno 100 persone arrestate rischiano l'impiccagione
La campionessa di scacchi dell'Iran Sara Khadim al-Sharia ha preso parte al Campionato mondiale 2022 in Kazakistan senza indossare l'hijab obbligatorio. Lo riporta Iran international, che pubblica una foto della giovane seduta davanti alla scacchiera senza il velo. Nonostante le pressioni e la repressione violenta del governo di Teheran, diversi personaggi dello sport e dell'arte continuano a protestare contro l'hijab.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intanto ha convocato per mercoledì l'ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri, accelerando i tempi: il diplomatico di Teheran è soltanto designato perché non ha ancora presentato le credenziali al Quirinale "ma la gravità della situazione in Iran ha indotto il governo a fare questo passo", ha fatto sapere la Farnesina.
Una delle prime atlete iraniane ad apparire in una competizione senza il velo è stata Elnaz Rekabi durante l'arrampicata su roccia nelle competizioni in Corea del Sud. Ora è dunque la volta di Sara Khadim al-Sharia, prima giocatrice di scacchi iraniana che, oltre a guadagnarsi il grado di Gran maestra femminile, è riuscita anche a vincere il titolo di Maestra internazionale di scacchi all'84esimo Congresso mondiale di scacchi all'età di 18 anni.
Alle proteste per la morte della giovane curda Mahsa Amini, si sono unite atlete sia in competizioni nazionali sia fuori dall'Iran. Come nel caso di Niloufer Mardani, salita senza velo sulla pedana dopo la gara di pattinaggio artistico femminile in Turchia. E Parmida Ghasemi, l'arciera della nazionale iraniana, che ha tolto l'hijab davanti ai funzionari della federazione alla premiazione al termine della Tehran Tirokman League.
Decine anche le artiste iraniane che hanno pubblicato foto e video a capo scoperto, tra cui Taraneh Alidousti, Katayoun Riahi, Hengameh Ghaziani e Sohaila Golestani. Alcuni di questi artisti arrestati sono stati temporaneamente rilasciati su cauzione, ma Taraneh Alidousti, in prigione dal 26 dicembre, è ancora detenuta nel reparto 209 di Evin, il carcere dei dissidenti.
Intanto almeno 100 iraniani arrestati in più di 100 giorni di proteste nel loro Paese devono far fronte a delle accuse che comportano la pena di morte. Secondo Iran Human Rights (Ihr), ong con sede a Oslo, 13 di loro sono già nel braccio della morte. "Emettendo condanne a morte e giustiziando alcuni manifestanti, le autorità vogliono che le persone tornino a casa", ha detto il direttore di Ihr Mahmood Amiry-Moghaddam, ricordando che ""la strategia delle autorità è instillare paura con le esecuzioni".