La Stena Impero era stata sequestrata a luglio, il rilascio avviene durante i negoziati sul nucleare e il petrolio con l’Europa
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Sette membri dell'equipaggio della petroliera britannica Stena Impero, sequestrata a luglio con l'accusa di aver violato del leggi internazionali, sono stati rilasciati dall'Iran. Lo ha reso noto Abbas Mousavi, il portavoce del ministero degli esteri, che ha precisato che "la liberazione è stata decisa per motivi umanitari e non ha alcuna relazione con il rilascio della petroliera Grace 1 da Gibilterra", avvenuta il mese scorso.
I sequestri delle petroliere Dallo scorso luglio la petroliera Stena Impero è nelle mani dei guardiani della Rivoluzione iraniana. Secondo Teheran, la petroliera britannica sarebbe entrata nello stretto di Hormuz spegnendo il localizzatore e ignorando gli avvertimenti, violando così le leggi e i regolamenti marittimi internazionali. L’armatore della Stena Impero, la Northern Marine Management, aveva però respinto questa versione, dichiarando che la petroliera era stata sequestrata in acque internazionali. L’equipaggio era composto da 23 marinai di varie nazionalità. Due settimane prima, a Gibilterra, la Marina reale britannica aveva sequestrato una petroliera panamense, la Grace 1, con l’accusa di trasportare greggio iraniano verso la Siria, violando le sanzioni europee nei confronti di Damasco. In seguito al sequestro della Stena Impero, il fermo della Grace 1 è stato prolungato di un mese. Ad agosto le autorità di Gibilterra, nonostante l’opposizione degli Usa, hanno disposto il dissequestro della petroliera.
Gli accordi sul nucleare e sul petrolio Parallelamente al rilascio dei marinai della Stena Impero, sono stati divulgati gli esiti dei colloqui tra Iran e Francia avvenuti negli ultimi giorni: "L’Iran accetterà di tornare a rispettare i limiti dell’accordo sul nucleare del 2015 solo se l’Unione Europea aprirà una linea di credito di 15 miliardi di dollari per quattro mesi per finanziare le esportazioni petrolifere di Teheran", ha reso noto il vice ministro degli Esteri Abbas Araghchi. L’accordo compenserebbe la Repubblica islamica delle perdite subite a causa dell’introduzione delle sanzioni imposte dagli Usa nel 2018. "La nostra linea rossa per rientrare nell’accordo sul nucleare" ha concluso Araghchi "è la possibilità di vendere il petrolio". Dato che al momento l’accordo non è stato raggiunto, il presidente iraniano Hassan Rohani ha dichiarato che il 5 settembre "l’Iran avvierà un terzo step nella riduzione dei suoi obblighi dell’accordo sul nucleare", anticipando però che verrà dato un altro ultimatum di 60 giorni all’Ue per proseguire i negoziati. Il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif ha aggiunto che "è troppo presto per dare per morto l’accordo sul nucleare".