I miliziani avvelenavano con pesticidi i pasti di alcuni prigionieri, morti dopo lunghi giorni di agonia. Fonti militari parlano di "prove" per attacchi contro ipotetici obiettivi occidentali
L'Isis avrebbe testato nei mesi scorsi armi chimiche su "cavie umane" in vista di ipotetici attacchi contro "obiettivi occidentali", inclusa la possibile contaminazione di "cibo o acqua". Lo sostengono fonti militari americane e britanniche riprese dal Times. Tracce di questi presunti esperimenti sarebbero state trovare in alcuni documenti nascosti nell'università di Mosul, nella zona riconquistata all'Isis della città irachena.
Ad essere usati come cavie umane dai miliziani degllo Stato islamico sembra siano stati alcuni prigionieri, morti dopo un'agonia lunga anche dieci giorni in esperimenti di "stile nazista", scrive The Times. I documenti che raccontano questi orrendi crimini erano stati nascosti dalle forze speciali irachene dopo la riconquista di parte della roccaforte dei jihadisti. I militari scoprirono in alcune delle stanze occupate dall'Isis tracce di almeno due agenti chimici con cui sarebbero stati effettuati gli "esperimenti".
Secondo le ultime rivelazioni del Times, che arriverebbero dagli apparati di sicurezza americani e britannici, i jihadisti avrebbero avvelenato per giorni i pasti dei prigionieri con composti di pesticidi portandoli alla morte dopo lunghi periodi di sofferenza. Sempre nei documenti, i terroristi parlano di "arma letale ideale" e sostengono di essere in possesso "di diverse soluzioni" per raggiungere i loro scopi. Uno scenario che il Times non ha esitato a definire "un salto indietro verso il nazismo".