Fotogallery - Israele, giovani, donne, bambini e stranieri: ecco i volti degli ostaggi
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Ohad Zichri compie 9 anni a Gaza: è stato rapito con mamma e zii il 7 ottobre, nel sabato di sangue
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Ohad Zichri, un bambino israeliano rapito da Hamas e portato a Gaza, compie oggi 9 anni in cattività. Suo fratello Roi, intervistato da Canale 12, ha detto che se potesse parlargli gli direbbe di "essere forte e di sapere che gli vogliamo bene". Ohad (che in italiano vuol dire "Regno") è uno dei circa 30 minori, femmine e maschi, rapiti da Hamas lo scorso 7 ottobre. Insieme a lui ci sono la madre Keren e i nonni.
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Tra gli oltre 200 israeliani nelle mani di Hamas a Gaza anche tanti bambini. E anche per loro tante le iniziative per riportarli a casa. Come quella di Avichai Brodtz, padre di tre piccoli rapiti con la madre, davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme.
"Ho scelto il luogo più sacro per gli ebrei. Perché tutti gli ebrei che ora sono a Gaza possano tornare dalle loro famiglie, alle loro case", piange lacrime asciutte Avichai. Ha lo sguardo spento mentre invita a pregare per tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas. Suonano come una litania meccanica le parole di questo giovane padre che il 7 ottobre ha visto portare via dai terroristi la moglie Hagar e i suoi tre bambini piccolissimi: Uria, di 4 anni e mezzo, Yuval di 8 e la maggiore Ofri, che aveva appena compiuto 10 anni.
Lo sorreggono - anche fisicamente - gli amici, venuti in gruppo per non lasciarlo solo quando le ore devono già sembrargli interminabili. Indossano magliette con le foto dei tre bambini e la mamma dai volti sorridenti, tengono in mano cartelli con l'immagine dell'intera famiglia, pantaloncini e piedi nell'acqua, scattata in una gita da qualche parte nella vita precedente l'incubo. A Uria, il più piccolo dei tre, piace giocare a calcio, Yuval invece ama i videogame, ha la Xbox. La grande in una foto, zainetto sulle spalle e capelli spettinati, fa una linguaccia.
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"Come potete dormire?", si chiede il padre in uno dei tanti appelli che ha lanciato anche sui social. "E' impossibile riposare o dormire finché non torneranno tutti a casa vivi". Avichai, ex agricoltore che ora studia per diventare infermiere, implora la comunità internazionale di fare tutto per salvarli. Ad accompagnarlo nella preghiera è Rabbi Shmuel Rabinovicht, il rabbino del Muro del Pianto e dei Luoghi Santi.
Uomini da una parte e donne dall'altra, come vuole la tradizione, i fedeli recitano la Minchah e altre preghiere speciali per i soldati dell'esercito israeliano e la salvezza del Paese. Anche i passanti vanno incontro ad Avichai, lo abbracciano senza conoscerlo. Un uomo gli si avvicina, ha perso il figlio nel massacro di Hamas, ma ha la forza di incoraggiarlo: "Questa forza me l'ha data mio figlio che adesso è in cielo. Lui ha salvato i suoi amici prima di morire, e adesso con l'aiuto del Signore ritroveremo tutti gli ostaggi. Quello sarà un giorno di festa per il popolo di Israele", gli dice per poi stringerlo tra le braccia, come fosse un altro figlio.
In disparte una coppia mostra i volti e i nomi di altri due ostaggi: Adrienne Siegel di 62 anni e Keith Samuel Siegel, 64, marito e moglie israelo-americani, sequestrati e portati a Gaza con la loro stessa auto. "Vogliamo solo pregare e implorare che possano tornare", spiega la sorella di Adrienne, che sembra aver finito le parole. I fedeli si infilano via via nei vicoli della Città Vecchia, dove solo un paio di gatti scortano un piccolo gruppo di turisti filippini, gli unici lungo la Via Dolorosa. I negozi di souvenir sono chiusi, i frati del Santo Sepolcro entrano ed escono dalla Basilica deserta. Il tramonto illumina i muri del Miglio sacro, ma i cuori sono cupi. Per Avichai è l'inizio di un'altra notte senza sonno.